Erano circa le 1:30 e stavo adescando un’estetista illetterata ma dalle tette ipnotiche, nell’ostentata opulenza del Colle Bereto, zona dehors naturalmente, bevendo Singapore Sling con MDMA a parte, per nascondermi dalla brutale realtà di quello sfavorevole anno di Nostro Signore 2013 [omaggio], quando vidi passare un negro su uno scooter che aveva tutta l’aria di essere il mio.
In preda ad un immediato sospetto dettato da atavici pregiudizi razziali ho telefonato a Petru che mi ha subito rassicurato: non era il mio. Il mio era in giardino a tagliare l’erba.
Questo giusto per aprire con sbarazzina simpatia e salutare voi amati lettori dopo il mio lungo periodo di assenza, dovuta a vari motivi che non starò ad elencare perchè non ricordo le parole esatte del giudice.
Praticamente mi trovavo in auto nel parcheggio di un centro commerciale, cercando posto in attesa di Petru, di rientro dal suo giro di elemosina, quando ti vedo questo suv di fronte a me che fa uno scatto guappo e si infila con arroganza su un posto per disabili. Dopodichè se ne scende con baldanza un uomo palesemente senza alcuna disabilità motoria che, con fare spocchioso, spalanca la bauliera di quel deprecabile spreco di carburante e spazio parcheggiabile.
Sarà che non sopporto questi terroni modi di comportarsi da furbi, sarà che sono particolarmente sensibile ai problemi dei disabili, sarà che in quel cazzo di posto volevo parcheggiarci io, sarà che ero ancora su di giri dalla nottata a base di anfetamina e mignotte bulgare… fatto sta che ingrano la prima, sgasso e miro direttamente alle ginocchia di quell’incivile figlio di puttana, ridendo come un matto nel vederlo rotolare sul mio parabrezza.
Dopodichè noto la sedia a rotelle nel bagagliaio del suv e la vecchia paraplegica che urla dal sedile del passeggero.
Scappo!
Via!
Lontano!
Per la precisione in Kenya, che è sì pieno di negri, ma là almeno posso sparargli, se mi si avvicinano troppo.
Cosa che peraltro farebbero loro stessi se saltasse fuori un ministro come la Kyenge a parlare dei diritti degli immigrati somali, mentre il 50% della popolazione beve dalle pozzanghere dei maiali.
Ora, non voglio cadere preda di facili populismi retorici, ma se la cara Kyenge (che, per la cronaca, è medico) avesse veramente a cuore la sorte delle popolazioni morte di fame, potrebbe per esempio tornarsene di corsa in Congo dove l’aspettativa di vita si aggira attorno ai 55 anni, e mettere a frutto la sua laurea conseguita in Italia, occupandosi della salute dei suoi concittadini, anziche starsene qui a scaldare la poltrona col culone, pontificando bislacche teorie solidali a ricca spesa dei contribuenti.
Con questo non voglio dire di sentirmi totalmente insensibile ai problemi del terzo mondo. Dico semplicemente che se dovessi scegliere tra far sparire con uno schiocco di dita la fame dal mondo e passare una notte con una esperta trans asiatica, sarei seriamente indeciso tra thailandese e filippina.
Ora, poichè non voglio cadere preda di facili populismi retorici (e di famelici avvocati), mi limiterò ad affermare quanto la signora Kyenge mi stia pesantemente sul cazzo. Su una scala di valori la posizionerei stabilmente tra i proprietari di cani che pomiciano con le proprie bestiacce e i bangladesi che spuntano a tradimento per venderti le rose proprio nel delicato momento in cui stai cercando di convincere una studentessa fuorisede che rilassando lo sfintere non sentirà alcun male.
Sono pronto a scommettere che la cara ministra non veda l’ora di essere pestata da una squadraccia di scimmioni naziskin, per poter correre dai giornalisti ad abbaiare i suoi proclami di merda, grondanti di mestruo e vittimismo di scuola giudea, contro gli italiani razzisti e l’emergenza femminicidio.
Emergenza che ha smosso la coscienza popolare e politica, ma soprattutto quella degli attivisti della tastiera, spingendo le istituzioni a prendere seri provvedimenti che porteranno indubbiamente ad una brillante soluzione.
Alfano, per dare un’idea della gravità dell’emergenza, ci tiene a ricordare che il 30% delle vittime di omicidi sono donne.
Ora, non vorrei sbagliarmi, ma l’ultima volta che ho controllato, esistevano solo due genere sessuali, per quanto dietro opportuno pagamento il confine tra i due si possa far labile. Va da sè che se le donne sono vittima del 30% degli omicidi, gli uomini rappresentano il restante 70%. Cioè più del doppio.
Quindi se proprio le femministe vogliono rivendicare la sacrosanta parità dei sessi, miriamo all’equità e introduciamo le fottute quote rosa anche per gli omicidi.
Che poi, perdonate la mia scarsa comprensione di certe rivendicazioni sociali, ma che cazzo vogliono le femministe nel 2013?
Correggetemi se sbaglio, ma mi pare che tutti i diritti rivendicati dalle femministe del ’68 siano adesso perfettamente legali e socialmente accettati. Per cui mi pare più che legittimo domandarsi quale profondo senso si celi dietro l’essere femministe nel ventunesimo secolo, oltre ovviamente ad esser lesbiche represse e/o ignobili cessi inscopabili e/o insoddisfatte socialmente disturbate e imbottite di Xanax.
Per quanto mi riguarda, le femministe al giorno d’oggi meritano la stessa considerazione del maschilista omofobo che di giorno si atteggia a vero uomo e la notte va a succhiare cazzi nei cessi della stazione. Con la differenza che questi ultimi in genere lo succhiano molto meglio.
Comunque sia, la cosa bella della Kyenge è che nel giro di pochi mesi è riuscita a restare talmente insopportabile alla gente, da rendere credibile qualunque puttanata venga fatta circolare su di lei.
La Kyenge depenalizza lo scippo da parte dei rom se rubano meno di 200 euro!
Indignazione su Facebook.
La Kyenge vuole usare cani e gatti degli italiani per sfamare gli immigrati!
Indignazione su Facebook.
La Kyenge vuole cambiare il testo de “I Watussi” perchè parla di “altissimi negri”!
Indignazione su Facebook.
La Kyenge la notte di capodanno si maschera da Himmler e va con Jacopo Pogrom a spaventare i cani coi petardi.
Come cazzo l’hanno scoperto?
25 Commenti
Ieri Qualcosa del Genere e oggi Jacopo Pogrom!
Adesso è davvero Natale!
GRAZIE DIOMERDA!!!
CE N’HAI MESSO EH! BRUTTO RICCHIONE!!!
Bel pezzo, ma dopo quasi un anno, ti potevi impegnare di più.
yea
Mi sei mancato.
Ricca scenetta natalizia di Pellizzaro.
Ovviamente il terronide, essendo Natale, ha a casa un’intera tribù di selvaggi che, da bravi terroni viaggiano con più macchine possibili. Se potessero, sarebbero venuti con più di una macchina per uno.
Così Pellizzaro, per agevolare il loro pacheggio, ieri sera ha parcheggiato le sue due macchine in modo da occupare quattro posti, più quello da disabile che ritiene suo di diritto e che quindi ha lasciato tranquillamente libero.
Fatto sta che altri condomini hanno invitato un parente che per l’appunto è disabile e che, arrivato sul posto, ci ha parcheggiato la macchina (il parcheggio non è nominale).
Appena Pellizzaro si è accorto del furto ha chiamato subito i vigili. Poi ha cominciato a suonare il clacson e a urlare che non gli devono arrubbare il posto, perché lui è invalido.
Il baccano negro ha attirato l’attenzione di mezza strada, finchè il proprietario della macchina non è sceso, accompagnato dal suo parente.
Vi faccio notare che questo tipo è un po’ claudicante, mentre Pellizzaro apparentemente non ha nessuna disabilità , se non quella di essere terrone e grasso.
I due iniziano a discutere, con intereventi esterni dei parenti di Pellizzaro affacciati alla terrazza.
Quando sono arrivati i vigili è partito il teatrino.
I vigili hanno ovviamente dato ragione al tipo zoppo, Pellizzaro ha cominciato ad urlare ancora di più e i suoi parenti, accortisi della situazione, sono scesi tutti a dargli man forte, scatenando nella strada un sublime mercato del pesce.
La scena è andata avanti dieci minuti buoni, con spettatori affacciati praticamente a tutte le finestre dei palazzi circostanti.
Alla fine, Pellizzaro sconfitto ha dovuto accettare le tremende condizioni del vincitore. Spostare una delle sue macchine, per farlo parcheggiare in uno dei posti che aveva terronamente occupato per i parenti.
E poi spostare anche l’altra, visto che i vigili hanno minacciato di multarlo.
La gente dalle finestre lo derideva.
alle 7 faccio aperitivo con una ragazza. alle 7.30 già abbiamo le lingue a contatto. alle 7.45 circa mi vomita sul braccio, sulla gamba e ul sedile della macchina.
tento di farle un ditalino ma è troppo ubriaca ed è sul punto di svenire.
La porto a casa, è pure da sola, le metto il secchio accanto alla testa, le preparo qualcosa di caldo, alle 22 circa esco da casa sua, sta dormendo con un secchio accanto al letto e le ho detto che se si sentisse male di chiamarmi.
Mi trovo una decina di messaggi del mio coinquilino con scritto qualcosa tipo urgentissimo richiamami dioporco è urgente minchia ci impazzisco.
Lo chiamo e ovviamente ha il telefono staccato.
Mi fermo a fare benzina, assisto impotente ad una rissa che avviene all’ingresso di un noto locale della città . Finita la rissa un tipo enorme viene da me e mi dice che cazzo guardavi ti abbiamo divertito, che cazzo vuoi, partecipare eh? con quegli occhi iniettati di sangue tipici dell’imbarellato, io chino il capo e dico no no, facevo solo benzina, scusa devo scappare, davvero non cerco problemi ciao ciao, mentre la vittima del pestaggio di prima è stesa sul marciapiede.
Parto in macchina, mi cadono le chiavi, vedo che escono 5-6 tizi dal locale voglio scappare, ce la faccio, mentre vado via sento ridere e dirmi di tutto, hanno anche ragione.
Mi chiama la mia amica, sento rantolare, dico pronto, pronto, tutto apposto? e cade la linea. Dico dioporco questa s’è sentita male, cerco di richiamare in tutti i modi, dopo dieci minuti mi risponde e mi dice un po’ scazzata cosa c’è? io le dico ma niente pensavo stessi male, lei mi dice no cazzone stavo dormendo mi hai fatto venire mal di testa che cazzo mi fai bere così per me te ne puoi anche andare a fare in culo, io le dico ma hai voluto bere tu così tanto, lei mi dice sì vabbè se veramente mi fermavi prima ciao magari ci sentiamo settimana prossima.
Torno a casa dal mio coinquilino che è pure lui uno sfigato del cazzo, passa le serate su internet entro a casa che chissà che cazzo è successo e mi dice ma dove cazzo l’hai messo pes che devo allenarmi a pez dioporco, tutta la sera che ti cerco, dov’eri porcodio, io gli dico ma era urgente ‘sta roba, ma poi che cazzo spegni il telefono, lui mi dice ah già è che non volevo mi disturbassero gli stronzi a quest’ora, non si sa mai.
Ho pisciato e mi son fumato tre sigarette.
Buon compleanno.
Sgodazzo sbush!
92 minuti di applausi!
Sì, ma muovetevi a riportare la pagina fb ai fasti di un tempo, quando trollavate centinaia di deficenti per volta.
Le tette ipnotiche lo hai preso da Misfits…
I Misfits hanno scritto un pezzo sulle tette ipnotiche?
GRANDE!
Sì, ma vogliamo altre storie di Petru.
Ciao laydi, sono quello che ha un rapporto difficile con la merda.
Torno verso casa con un incredibile bisogno di cacare. Arrivo sotto casa e, porca Madonna, mi ricordo che domani c’è la pulizia delle strade, quindi non posso parcheggiare nella mia strada, nè in quelle vicine.
Bestemmiando tutti i santi, stringo il culo, ributto indietro la merda e guido verso la via dove in genere parcheggio il martedì sera. Non è lontanissimo, saranno cinque minuti a piedi, ma con la merda che preme a dischiudere il mio sfintere, sembra un’impresa folle. Per fortuna sembra che al momento si sia un minimo placata.
Parcheggio, scendo dall’auto e mi dirigo verso casa, camminando come un’anatra inculata a secco, tentando ad ogni passo di mantenere il controllo della chiusa. Sventuratamente non faccio in tempo a fare venti metri che sento il mio culo cedere inesorabilmente sotto la spinta di una incontenibile mossa di corpo. Con la forza della disperazione, torno indietro di qualche metro, mi piazzo tra due cassonetti e, appena in tempo, mi butto giù pantaloni e mutande.
Uno scoppiettante spruzzo di diarrea zampilla fuori dal mio culo, imbrattando il cassonetto, ma regalandomi al contempo un po’ di sollievo. E’ sciolta e, tra uno SPRRRAP d’aria e l’altro, continua ad uscire, mentre io riprendo il respiro, incapace di contenerla ma ormai rassegnato a cagare per strada come i negri.
In quel preciso istante sento una voce venire dall’alto, alla mia destra.
FAI SCHIFO!
Mi giro e vedo una maledetta vecchia affacciata alla finestra che gesticola e mi urla che faccio schifo, che sono un troiaio, un monte di sudicio, uno zingaro, ecc. E il problema è che mentre la vecchia urla come un muezzin, chiamando a raccolta tutto il quartiere, NON RIESCO A SMETTERE DI CACARE, PORCODDIO INFAME MALEDETTO CANE IMPESTATO!
Bestemmio, piango, muoio dentro e stringo il culo. In una manciata di secondi che paiono un’era geologica, riesco ad interrompere il flusso di merda, mentre la vecchia continua ad urlarmi che sono un lurido e che devo tornare nel porcile.
Mi tiro su mutande e pantaloni e scappo senza chiudermeli, tenendomeli su con le mani. Mentre scappo si aprono delle finestre.
Sento umido.
Prima destra, prima a sinistra, seconda a destra e mi fermo in un giardino pubblico, ovviamente deserto, per riassettarmi prima di rientrare in casa. Non si sa mai che qualche condomino mi sorprenda per le scale sbracato, coi pantaloni aperti e il culo mezzo di fuori.
Mi tiro su i pantaloni e mentre mi chiudo il bottone sento ancora più umido.
ACCIDENTI AL CRISTO INCULATO DAI CANI!
Senza accorgermene, mi ero cacato dentro i pantaloni calati, con una bella spruzzata di sciolta che adesso mi umettava terribilmente dalla cima della Y del culo, fino al sottopalle.
Mi sono seduto su una panchina, da solo, al buio, adagiandomi sulla mia stessa merda e ho fumato almeno cinque sigarette, prima di avere il coraggio di camminare fino a casa.
Aspirante Laydo, non capisco se ti amo o se mi fai schifo.
Si dà il caso che qualche anno fa i miei avessero affittato un appartamento ad una coppia di ragazzi: un italiano e una gnoccaccia croata. Il grullo ebbe la meravigliosa idea di tirarsi in casa la madre di lei (un troione da tangenziale che non vi dico, il problema è che c’aveva 50 anni e si vestiva come Platinette).
Morale: dopo due settimane la coppia scoppiò. Lui se ne andò e la troietta e il troione rimasero a vivere nell’appartamento, con lui che continuava a pagare l’affitto. Si perché dovete sapere, bimbi belli, che tra la gente slava il sesso forte è la femmina. Le donne dell’Est sono molto pragmatiche, sanno quello che vogliono e sanno perfettamente come metterlo in culo ai propri uomini. Ora, non voglio nemmeno sapere come queste due avessero convinto lui a pagare l’affitto pur non abitando più lì. Probabilmente lo ricattavano in qualche modo.
Ad ogni modo per un po’ di mesi i soldi dell’affitto affluivano copiosi, dunque non ce ne occupammo più di tanto. C’era solo una stranezza: spesso la mammina telefonava a casa nostra chiedendo molto gentilmente che io, mio fratello o mio padre andassimo lì perché si era bruciata una lampadina. Ci si rizzarono le antenne…
Qualche mese dopo, quando lo sfratto era ormai in corso, venimmo a sapere che la tizia aveva precedenti non del tutto limpidi… Tra cui una falsa accusa di violenza carnale… Capit!? Fate 2+2… Se penso al rischio che abbiamo corso mi si drizzano ancora i peli del culo. Ecco, andiamo avanti che si fa tardi.
Ad un certo punto del piccolo sodomita non si seppe più nulla (probabilmente fuggì per la vergogna quando si seppe in giro che continuava a pagare l’affitto alla sua ex e alla mamma di lei), le due splendide non poterono più contare sui soldi del suddetto. Siccome avevano la stessa voglia di lavorare di Violet Sky, pensarono bene di non pagare più l’affitto. I soldoni comunque ce li avevano, perché si notava un giro strano di ubriaconi che – specie nelle ore serali – suonava insistentemente al loro campanello. E non penso che fossero lì per chiedere indicazioni.
Ad ogni modo dopo poco tempo partì lo sfratto, e tra le lungaggini della burocrazia ci volle più di un anno per farle sloggiare.
L’appartamento aveva subito danni non indifferenti, e le belle si erano portate via parecchia roba; tutte le posate, le stoviglie, una bilancia pesapersone, un mobiletto del bagno e un termosifone (sì, dico sul serio). In compenso nell’armadio della camera da letto rinvenni personalmente una pletora di riviste porno, un paio vibratori, una gogna di metallo e alcuni attrezzi sadomaso di cui non riuscii mai a capire l’utilizzo (e sì che di “documentari” ne ho visti parecchi).
Mio padre sentenziò: “mai più stranieri, guarda… Solo italiani”
Un paio di settimane dopo, al mio rientro da scuola, e me lo trovo serafico sul cancello che annuncia: “abbiamo trovato i nuovi inquilini! Sono cinque operai polacchi! Anzi a dire la verità tre sono polacchi, ma gli altri due sono dell’Ucraina.”
“Bravo papà , sei un genio: alla prima sera in cui si ubriacano ce li ritroviamo in cortile che si sgozzano tra loro con le bottiglie rotte. Ci guadagnamo un mese di affitto gratis, più la caparra”.
Ma il bello doveva ancora arrivare.
Il punto è questi operai non erano cani sciolti. Avevano un contratto di tot mesi con un ricco bauscia della zona, quindi era il boss che si preoccupava di pagare l’affitto a noi. Conoscendoli un po’ mi diventarono pure simpatici.
Avevano delle facce da pirati (o forse lo erano davvero), bruciate dal sole. Puzzavano talmente tanto di alcool che li si sentiva rincasare da mezzo km di distanza. Bevevano come disgraziati. Spesso venivano a suonare da noi perché erano talmente bevuti che si dimenticavano le chiavi dentro casa, e allora gliele dovevamo prestare. Un giorno si dimenticarono dentro pure le nostre, e dovemmo chiamare il fabbro. Quando liberarono l’appartamento ci ritrovammo i materassi dei letti e i muri pieni di macchie di piscio. Di bagno ne avevano uno solo in cinque quindi probabilmente se trovavano occupato si liberavano direttamente contro il muro. Erano sempre vestiti allo stesso modo, con le tute del cantiere, macchiate di merda e terra. Si presentarono vestiti così pure quell’unica volta che mia madre ebbe la brillante idea di invitarli a cena. Ma quella sera l’abbigliamento fu il problema minore. Si presentarono con un’ora di anticipo, cantando e già completamente ubriachi. Due di loro si erano portati due squinzie, una negra e una rumena; probabilmente non volevano fare brutta figura presentandosi da soli e allora avevano reclutato due battone sulla vicina tangenziale. Grande idea, soprattutto mia madre ne fu lietissima. La sera stessa infatti bruciò tutto quello che avevano toccato.
Ci portarono una bottiglia di vino sloveno che non aprimmo mai (è ancora là in frigo, a distanza di più di dieci anni; dopo se volete posto una foto) e del gulasch in scatola. Quello fummo costretti ad assaggiarlo. Mi feci il segno della croce al primo boccone, ma alla fine mi accorsi che era buono. Fu una bella serata.
L’italiano non lo parlavano molto bene. Mio padre disse al capo della cobriccola che c’era a disposizione un locale condominiale per la rimessa delle biciclette, e gli diede le chiavi; quello capì che potevano usare a loro piacimento tutte le biciclette che c’erano. Scoprimmo l’equivoco solo nei giorni successivi. Nel condominio gli inqulini lamentavano spostamenti delle bici e distruzioni ripetute di lucchetti. E’ che uno di loro aveva addocchiato una mountain bike particolarmente sgargiante e, munito di seghetto per metallo, ne distruggeva sistematicamente il lucchetto tutte le mattine e la usava per andare avanti e indietro dal cantiere. Fortunatamente l’equivoco fu chiarito, nessuna bicicletta andrò persa e fu sufficiente ricomprare i lucchetti che erano stati rotti. Il bauscia che li aveva sotto contratto procurò loro cinque Grazielle, e da lì in poi usarono quelle.
Il climax lo si raggiunse il giorno dell’addio. Il contratto era scaduto, e loro tornavano in patria. Alla riconsegna delle chiavi c’erano tutti. Io, mio padre, mia madre, il grande capo che li aveva fatti lavorare come muli… Mancava solo il parroco. Il pagamento finale fu probabilmente inferiore alle loro aspettative, non avevano tenuto conto delle trattenute e delle tasse. Tant’è che se ne partirono imprecando, tutti e cinque su una vecchia Ritmo bianca, al grido di qualcosa come “italiani di merda, ladri, voi rubate, mai più in Italia, mafiosi di merda”.
L’apprezzai molto, fu una scena toccante.
Quando entrammo in casa la prima cosa che ci colpì fu la puzza. Capimmo che in 8 mesi non avevano tirato una sola volta l’acqua. Forse non conoscevano la funzione di quella strana ed avveniristica manopola posta sopra la tazza. I cassetti erano pieni di unghie tagliate e di pellicine; dei letti e dei materassi invece vi ho già detto: imbevuti di piscio come vecchie spugne. Furono buttati, anche se all’inizio nessuno aveva il coraggio di toccarli. I muri erano da scrostare e da imbiancare. Si erano portati via praticamente tutto, ormai non rimaneva più niente. Pensammo che forse era il caso di dare fuoco alla baracca, demolire tutto e cospargere il terreno di sale.
Poi però ci ricordammo che si trattava di un appartamento al primo piano in un condominio che ospitava altre 15 famiglie, e quindi non era possibile.
Mio padre sentenziò, ancora una volta: “mai più stranieri”. Questa volta gli credetti.
L’avrete notato anche voi che gli immigrati africani sono in costante aumento, no? Per le strade ormai ci son più negri che uomini…
Ve ne sarete accorti, ma soprattutto se ne saranno accorte le vostre figlie/sorelle.
Ad ogni modo non è di questo che desidero parlare. Volevo discutere di quanto i negri siano palesemente inadatti a condurre mezzi motorizzati.
Avete mai fatto caso al fatto che girino su macchine scassatissime e piene di ammaccature? Pensate che le comprino già così? Eh no, signori miei… E’ che se non sai guidare e non comprendi le più elementari regole del codice della strada e della prudenza, finisce che prima o poi ti vengono addosso. E se prendi torto, l’assicurazione al massimo paga i danni all’altro conducente, non certo a te. E la tua macchina, se proprio ne hai voglia, te la devi riparare da solo. Di solito ai negri dello stato della macchina non gleine frega niente, quindi fate vobis le vostre considerazioni.
L’altro giiorno ho assistito a questa scena: una fiat brava su cui era caricato un frigorifero, legato con uno spago. Cioè, direttamente sul tettuccio, senza portapacchi.
Quando me li sono trovati davanti sono sbiancato. Ho pensato “ma dove stanno andando questi?”. Mi sono mantenuto a distanza di sicurezza. Mettono la freccia per svoltare a destra, è una svolta a L. Il frigorifero vola rovinosamente sul marciapiede. Se c’era un pedone minimo lo ammazzavano. Fanno ancora qualche metro, accostano, scendono e se lo ricaricano come se niente fosse.
Un’altra volta invece tentano di ripartire con la macchina imbottigliata, li ho visti dalla finestra. Effettivamente li avevano imbottigliati ben benino, avrei avuto qualche difficoltà pure io ad uscire. Passano mezz’ora a dare “bacetti” alla macchina davanti e a quella dietro, dopodiché quello al posto del passeggero ha la bella idea di scendere e di mettersi a dare indicazioni a quello al volante, tramite una serie di elaborati grugniti. La situazione non migliora quindi decidono di spingere la macchina davanti (prima a mano, poi appoggiandosi direttamente con la macchina, avranno bruciato la frizione come minimo). Siccome probabilmente la macchina davanti aveva il freno a mano tirato e non si spotava di mezzo millimetro decidono di uscire alla bell’e meglio facendosi una scrisciata paurosa sul lato destro della macchina, e ovviamente danneggiando pesantemente la macchina in sosta. Ovviamente ho preso il numero di targa dei due fenomeni e ho lasciato io un biglietto.
Se quelli che gestiscono questa pagina non fossero delle checche indolenti dedite a sniffare colla da mane a sera, raccatterebbero i commenti-racconto sul disagio, magari per categoria, se non è troppo disturbo, e ne farebbero dei post. Almeno passatemi il barattolo di colla.
Mefisto, hanno cominciato da poco a pubblicarli sulla pagina di facebook.
Dannati servi dell’ebreo!
Capisco perfettamente i problemi legati alla merda, tanto ti fa sentire bene quando evacui tanto soffri quando non hai un cesso. Personalmente mi è capitato spesso specialmente dopo le bellissime serate a base di circa una decina di cuba libre, due pezzi di cocaina e puttane varie. Il giorno dopo sono dolori, spurgo merda per tutta la giornata, generalmente tre cagate, la prima con merda consistente, un bello stronzo lungo e sodo, la seconda più molle ma non comunque a spruzzo, direi più a straccetti “leopardata” ovvero che imbratta maculando tutta la tazza e la terza sciolta tipo “sotto asse” ovvero quella che spruzzando nell’acqua sottostante rincula schizzi sotto l’asse del cesso che puoi vedere gocciolare quando alzi del tutto la tavoletta. Il problema è che se non hai l’opportunità di lavarti il culo dopo aver cagato è che il culo tra una cagata e l’altra continua a spurgare tra scorenge e sfiatelle odorose e alla fine della giornata ti ritrovi con le mutande completamente imbrattate di merda e con il culo che brucia.
Ma com’è che si finisce sempre a parlare di merda?
E per forza FB vi rimuove il link.
Si può prendere per il culo chiunque, ma non provate a toccare i “di colore”.
Guarda, i negri ancora ancora li puoi sfottere.
Ma non provare a fare ironia sui caNNiolini o sui bambini mongoli, che Zuckenberg ti manda il Mossad a casa.