Cari degenerati, buonasera. La seguente tragica storia di vita vissuta fu scritta dal sottoscritto e inviata alla pagina Facebook di Laydo, per essere inserita tra i racconti dei lettori. Vista l’ennesima chiusura della pagina e la mia conoscenza diretta con uno degli admin di questo sito di merda, eccovela qua, rivista e corretta.
Dovete sapere che il sottoscritto faceva il portiere di notte in un sordido albergetto fuori città . Ci tengo a precisare che non sono uno di quei diti in culo con l’unghia rotta che commentavano sul blog firmandosi Eva Peres, Mago Otelma e loro compari.
Nonostante ciò credo che la situazione fosse più o meno simile alla loro. L’albergo è in periferia, su un nodo stradale molto percorso tra Firenze, Prato e Campi Bisenzio, e abbastanza a buon mercato, il che lo rende l’ideale per ragazzi che non vogliono scopare in macchina o, più facilmente, coppie clandestine e puttanieri con relativa mignotta. Alcuni anche abituali.
Uno dei suddetti puttanieri abituali era un cinese abbastanza danaroso che si presentava spesso con al seguito troiona variabile.
Arriviamo quindi alla sera in cui il suddetto muso giallo mi sbuca dalla porta, poco dopo mezzanotte, in compagnia della classica figa pseudo-loli asiatica che nei film porno non capisci mai se le piace o se si lamenta (ed è il suo bello).
Si avvicina la banco ridacchiando, ammiccando alla tipa e sputacchiando qua e là dalle esagerate fessure tra i suoi denti storti. Cioè quello che fa sempre. In ogni caso gli do le chiavi della sua camera preferita e mi rimetto tranquillamente a farmi i cazzi miei.
Estraggo da un cassetto l’autobiografia di Frank Zappa, mi sbraco sul divanetto e mi metto a leggere.
Pace. Calma. Silenzio. Non un’anima viva per almeno un paio d’ore. Le luci calde e soffuse sono rese ancora più accoglienti dal fatto che sia gennaio e fuori ci sia un freddo assassino.
Sto quasi cedendo al sonno, osservando a mezza palpebra gli sparuti fari che solcano il buio della strada, quando si spalanca la porta ed irrompe, come un Ardito in una trincea austriaca, una cinese un po’ attempata, urlando sguaiatamente roba incomprensibile ma tra cui distinguo chiaramente parole in italiano tipo porco, maiale, puttana e roba simile.
Bingo! Abbiamo la moglie del puttaniere in giallo!
La cornuta mi aggredisce come se fossi io a scoparmi suo marito, urlandomi che sa che lui è lì e che devo farla entrare nella camera e altra roba di cui non capisco una segaccia nulla, anche perchè ero mezzo addormentato quando sono stato investito dalle urla animalesche di questa cafona rivestita di Gucci che odora di Chanel N°5 misto fritto.
Porco mentalmente il Cristo, mi ricompongo, torno dietro al banco della reception e cerco di spiegarle che non so di chi stia parlando e che, in ogni caso, non potrei comunque farla entrare nella stanza di un cliente.
Le continua ad urlare, a picchiare sul banco e a puntarmi il dito con aria minacciosa. Le spiego ancora ma non vuole sentire ragioni.
In realtà sono abbastanza divertito dalla cosa e, se fosse per me, potrebbe anche continuare a intrattenermi col suo teatrino da sceneggiata napoletana taroccata in Cina. Il problema è che sta urlando come un’arpia col mestruo e di certo ha già svegliato tutti.
“Guardi, adesso basta! La smetta di urlare e se ne vada, o chiamo la Polizia!” dico a muso duro, sollevando la cornetta del telefono senza distogliere il mio sguardo dal suo.
A queste parole la scema si blocca, mi guarda con odio e poi se ne va, urlandomi roba a me incomprensibile ma sicuramente poco gentile.
Sarebbe legittimo pensare che adesso possa tornare a farmi i cazzi miei, oziando beato senza che il resto della notte sia turbata da altri disgraziati protagonisti della suburbia by night?
Tempo due minuti, scende il marito, visibilmente rivestitosi di corsa. Viene da me e mi stringe la mano, mi ringrazia in ogni modo, mi sputacchia sul banco, mi dice che sono un vero amico, bla bla bla bla, cin chun chan e poi…
“Vuoi scopale mia amica?”
“Prego?”
“Mia amica. Vuoi scopale lei? Tu mio amico. Pago io.”
“No guardi… la ringrazio ma devo lavorare.”
“No no. Io faccio legalo. Io sale, plendo mie cose e vado via. Puoi tu sali da lei.”
“Grazie davvero, ma non posso. Sono a lavoro.”
‘Fanculo il lavoro! In realtà ho il cazzo di marmo di Carrara solo all’idea di scoparmi quella figa a mandorla.
“Guarda che lei è lagazza un po’… così… capito?” mi fa lui, accompagnando queste parole con un inequivocabile gesto di rimando fallico.
Ah…
Un travello.
Ma di quelli fatti bene eh. Vi giuro che non solo sembrava una donna, ma era pure figa (allegata all’articolo, foto trovata in rete di una tipa che le somiglia).
Fatto sta che la rivelazione ha l’effetto opposto a quello che mi sarei presumibilmente aspettato. Il mio cazzo passa da marmo a titanio.
E il cinese insiste.
E il mio cazzo pure.
E porcoddio, vaffanculo!
“Guardi, scopare no… ma… magari… un pompino…”
“Pompino, pompino, celto!”, dice lui. E se ne va.
Mentre sono lì a chiedermi cosa cazzo sto facendo, pensando agli infiniti modi in cui questa cosa avrebbe potuto mettermi nella merda, arriva la figa.
Sono assolutamente in botta. So che sto per fare una cazzata, ma non riesco a dire o fare niente per evitarlo.
E quella troietta, strafiga come il diavolo in persona, mi sorride e si avvicina.
“Ciao tesolo.”
E POI PASSA DIETRO IN BANCO E SI ABBASSA!
Cazzo, il cinese deve averle detto che non potevo muovermi di lì e quindi me l’ha spedita giù come gentile omaggio di cortesia!
So che devo fermarla. Che non posso farmi succhiare il cazzo lì. Che tutto ciò è folle.
Ma la carne è debole e il cazzo è fatto di carne.
Non riesco a fermarla. E lei procede.
Vi giuro, un pompino magistrale. Una roba da lasciarti senza fiato, risucchiarti l’anima e astrarti dal mondo circostante. Forse il miglior pompino della mia vita. Adesso capisco perchè tanti etero se lo fanno succhiare dai travestiti o dai froci. Devi avere il cazzo per saperlo succhiare in quel modo.
Non so nemmeno quanto sia durato, da quanto ero completamente abbandonato, seduto sulla poltroncina, mentre quella deliziosa creatura se ne stava in ginocchio a lapparmi con dedizione dal perineo alla cappella.
E io, sotto quelle le sapienti e generose labbra, giungo alfine al punto di non ritorno.
E mentre sto per sburrare beato su quel dolce visino…
“Salve. Si può?” Entra un tipo.
DIOVIGLIACCOMALEDETTO!!! Proprio ora, accidenti al canaccio di Cristo!!!
Quella che doveva essere la degna e trionfale conclusione del re di tutti i pompini, si trasforma in mezzo secondo nel più mesto e grigio degli orgasmi sprecati.
Così, nel bel mezzo di una orribile eiaculazione rovinata, con un colpo di reni spingo la poltroncina in avanti, lanciando letteralmente la tipa sotto il bancone e appoggiandomi sui gomiti.
“Buonasera. Mi scusi, avreste mica una camera libera? Sono con mia moglie e il bambino e mi si è fermata la macchina qui vicino.”
“Eeeh… mmmh… sì… credo…” mugolo io ancora stravolto.
“Prego?”
“Eh? Ah… sì sì… ce l’ho…”
“Ma si sente bene?”
Devo avere un aspetto orribile.
“Sì sì… è… solo la stanchezza.”
“Ok. Allora torno subito. Mia moglie è qui fuori sul taxi. Il tempo di pagare e arriviamo.”
Esce.
“Via! Via! Esci di qui! Veloce! Torna in camera!” sibilo alla divina succhiatrice rintanata sotto al banco.
Lei se ne va senza fiatare. Io mi richiudo di corsa i pantaloni, recupero calma e professionalità e attendo la coppietta col migliore dei miei sorrisi.
“Buonasera. Guardi, ne abbiamo una proprio al primo piano.” dico al tipo appena rientrato con la moglie e un bambino sui cinque anni.
Due minuti di burocrazia, poi prendo la chiave ed esco dal banco per accompagnarli.
La loro espressione mi gela.
Seguo il loro sguardo e il terrore affonda la sua gelida lama nel mio tenero cuore, quando mi osservo in basso.
Una copiosa e densa sborrata fa bella mostra di sè sulla coscia sinistra, mentre la candita camicia bianca, mezza fuori dai pantaloni, è visibilmente imbrattata di rossetto.
“Grazie, andiamo da soli!” tuona il tipo strappandomi la chiave di mano. Sua moglie mi guarda come se avessi appena offerto della droga a suo figlio.
Per fortuna il mio turno è finito prima che se ne andassero.
14 Commenti
All’improvviso ho voglia di andare a trans.
Che schifo la figa, e’ cosi’ 2012! Il cazzetto del cinesino travone e’ la figa del futuro!
Caro lei, se vado con un travone non mi aspetto un ridicolo cazzetto fimotico, ma una sana e robusta nerchia irrorata di pulsanti vene.
Adesso mi tocca ad andare su ShemaleTube a spremermi il cazzo!
Sono donne dal clitoride ingombrante.
Mai andato con un trans.
Immagino che questo su Laydo sia una vergogna. Vedrò di rimediare.
E’ da un pezzo che non mi scopo una trans/trav… grazie per avermelo ricordato. Ne cerco subito una per stasera.
La figa è roba da froci!
Ci tengo ad informarvi che ieri sera mi sono fatto una gran scopata con un trans brasiliano.
Bella gnocca sulla quarantina, magra, capelli corti ricci e biondi, due belle tette alta con le gambe lunghissime.
Una trombata memorabile che è da stamani che ho il cazzo in tiro a ripensarci.
Peró vorrei chiedere a voi laydi, che siete gente di mondo e sapete come va la vita, mi consigliate di provare a prendere il cazzo? Fino ad ora l’ho sempre e solo dato.
Amico caro, il valore aggiunto dei trans è quello di essere donne col cazzo.
Andare con un trans per essere esclusivamente attivi è un po’ come comprare un fuoristrada per girare in città , cioè una roba da coglioni!
Amico mio, ho passato un’estate in Thailandia per lavoro.
Devi sapere che in quel bizzarro paese, quando vedi una tipa particolarmente figa, al 90% è un trans.
Capito questo, dopo il primo mese ho smesso di cercare le donne e mi sono dedicato ai culetti kathoey, rimpiangendo di non averlo fatto prima.
Verso la fine dell’estate ho cominciato anche a prenderlo in culo, selezionando i trans più prestanti, rimpiangendo di non averlo fatto prima.
Tu fallo. Male che vada, lo prendi una volta, non ti piace e non rifai più.
La cosa importante è che devi vivertelo con serenità e piacere. Se lo prendi in culo col senso di colpa e l’idea fissa che sia una cosa da froci, ovvio che non ti piacerà .
Saró all’antica, ma preferisco farmi fottere il culo da una femmina vera con lo strap on.
Mi intriga l’idea di scopare con una trans.
Il problema è che io non vado con le prostitute e non è cosà facile rimorchiare trans non mercenarie.
Qualche anno fa mi venne la bella idea di seguire un corso serale per agenti e rappresentanti di commercio. A dir la verità me ne fregava assai poco, venni convinto da un mio amico che non aveva gli attributi per iscriversi da solo.
Il primo giorno io e il mio compare notammo in prima fila una bella ragazza, bionda e con gli occhi azzurri. Diceva di essere ucraina e di chiamarsi Lesya (nome di fantasia, ndr). Sui 30 anni, belloccia, alta e con due tette tante. Un po’ scarsa di culo ma non ci si badava poi molto.
Siccome l’insegnante quella sera ci fece il terzo grado, scoprimmo che l’angioletto s’era laureato in patria col massimo dei voti in Economia & Commercio, e attualmente lavorava presso la ragioneria di una non meglio precisata azienza locale.
Quello che però ci colpì davvero è che tutte le sere la principessina si portava un cuscino morbido morbido da casa, su cui appoggiare le sue regali terga. C’è da dire che le sediacce di quell’aula non erano certo state comprate allo Chateau d’Ax, e non eccellevano in comodità . Presumo abbiate tutti presenti le classiche seggiole in simil legnoplastica che ammorbano tutte le scuole d’Italia e che predispongono alla scoliosi intere generazioni di studenti… Ci sembrò doveroso informarci sul suo stato di salute: affermava di aver avuto un’incidente stradale poco tempo prima, e di essersi fratturata l’osso sacro. La spiegazione lì per lì ci sembrò convincente, e nelle settimane successive non abbandonò mai l’amato cuscino (quanto avrei voluto essere quel cuscino!).
I mesi però passavano e il cuscino non cessava di essere una presenza costante nella nostra aula, tant’è che gli affibbiammo pure un nomignolo scherzoso (Seymore Butts, in omaggio ad un raffinato cineasta di genere). Lei prendeva la cosa con spirito, e si giustificava dicendo che l’ortopedico aveva constatato la sua completa guarigione ma le aveva anche consigliato di evitare sedute scomode ancora per un po’ di tempo. Era l’unica donna di tutto il corso ma sapeva farsi rispettare, era una presenza piacevole.
Quanto a me, frequentavo controvoglia: avevo altri pensieri per la testa. Mi ero lasciato da poco con la morosa e non battevo chiodo. Scandagliavo le “comunicazioni personali” della gazzetta della mia città alla ricerca di annunci interessanti. Mi ero imposto come regola “non più di una volta alla settimana”: è chiaro che i serbatoi ogni tanto andavano svuotati, ma le mie modeste finanze non mi permettevano di fare troppo lo splendido.
Un bel giorno mi cadde l’occhio su un’inserzione particolarmente interessante, che recitava più o meno così (vado a memoria): “AAA Monella trasgressiva supersexy, 25 anni, bionda e occhi azzurri, completissima. Ambiente climatizzato, massima risevatezza, solo distinti. Tel 338******”
Per chi non mastica di questi annunci, faccio le seguenti precisazioni: 25 anni vuol dire che come minimo la signorina che ha 10 di più; completissima significa che offre anche RaiDue; massima riservatezza significa che in casa dove esercita c’è solo lei e non anche le sue colleghe; solo distinti vuol dire che la faccenda non è propriamente a buon mercato.
Ad ogni modo chiamai, c’era la segreteria telefonica. Lasciai un messaggio dicendo che volevo “prendere un appuntamento”. Fui richiamato la sera stessa. Effettivamente udii una voce familiare, ma non riuscii a collegarla subito alla corsista ucraina “impiegata presso la ragioneria di un’azienda locale”.
Quando mi presentai là , e salii al 9° piano di quell’anonimo e grigio palazzone di periferia, trovai la porta semichiusa e lei che buttava fuori solo un occhio attraverso lo spiraglio. Sì, era davvero lei.
Mi fece entrare. Era in vestaglia, onestamente nulla di particolarmente sensuale. Dopo un momento di comprensible imbarazzo, disse: “ascolta, facciamo pure tutto ma non dire nulla a scuola che ci faccio una figura di merda”.
“Ok, non preoccuparti”.
Tralascio i dettagli, perché sono un signore () Dico solo che non ebbi il cuore di usufruire del canale secondario. Però mi trovai bene, pur nell’imbarazzo della situazione.
Il lunedì successivo però non venne a lezione. E nemmeno martedì, e nemmeno mercoledì. Insomma non la vedemmo più. Forse aveva paura di quello che potevo aver raccontato in giro, nonostante le mie rassicurazioni. Mancavano ancora alcune settimane alla fine, tentai di richiamarla sul numero del “lavoro” ma era sempre staccato. Non mi sembrò il caso di andarla a disturbare “a casa”. Dunque finì così. Prendemmo tutti l’attestato, e ognuno andò per la sua strada. Lei probabilmente fa ancora quel lavoro, però. T_T