Lunga storia triste

Sezione: Disagio urbano

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E’ l’inizio di maggio, mi sono appena lasciato e finisco con un amico ad una festa universitaria a Firenze. Bevo come una spugna, probabilmente mi drogo pure, do di fuori di brutto, rimorchio una tipa e finisco a casa sua a scoparmela in ogni orifizio. Mi ricordo veramente poco di quella sera, per cui immagino vorrete perdonare la pochezza narrativa di queste righe introduttive.

Fatto sta che il giorno dopo mi sveglio a letto in una casa sconosciuta, con la vescica che mi scoppia e dei terribili postumi: nausea e conati, testa che rimbomba, occhi che pulsano e incrostati di cispa, visto che la sera prima non mi sono certo curato di togliermi le lenti a contatto. Me la prendo col Cristo e la sua mammina santa per quanto faccio schifo, mi alzo sui gomiti e cerco di rimettere insieme le idee, trattenendo al contempo gli infernali conati che mi assaltano.

Mi guardo intorno ancora assonnato. La stanza è un napolaio di prim’ordine: niente mensole e tutto quello che normalmente dovrebbe starci sopra (libri, dischi, ecc) è appoggiato a terra, vari scatoloni di cartone sembrano sopperire all’insufficienza del piccolo armadio e, in generale, roba rammontata ovunque. Sulla parete fa bella mostra di sè un poster di Bob Marley e l’aria è densa di uno strano indefinito fetore, come di mozziconi vecchi, cane bagnato e cassonetto al sole.

Ho un brivido. Che razza di troll può abitare questa spelonca?

Guardo alla mia sinistra e mi trovo sotto gli occhi una ributtante panzona coi rasta, che evidentemente la sera prima mi doveva esser sembrata quantomeno accettabile. La buzzona dorme sdraiata sulla pancia, col lenzuolo a metà culo, il che mette bene in evidenza il lardo che straborda sui lati come un immondo budino schiacciato, le smagliature, la cellulite e il tatuaggio sulla schiena Non mi avrete mai come volete voi, motto a cui mi pare si stia attenendo con lodevole corenza.

La vista della suina mi desta come una secchiata di acqua diaccia.

Voglio andarmene. Mi sento sporco, disgustato e voglio togliermi di dosso qualunque traccia dei fluidi corporei quella indegna lardosa. E devo anche pisciare con estrema urgenza. Mi alzo nudo come un baco e mi metto in piedi di scatto.

Arriva un conato pesante. Una boccata acidula che ributto indietro con uno sforzo immane.

Percorro la stanza saltellando come se fosse un campo minato, sul poco pavimento non occupato da vestiti, scarpe, fogli, ceste, portaceneri pieni e ciarpame vario non meglio definito.

Intravedo anche un disco dei Sud Sound System. Via, cazzo! Via!

Apro lentamente la porta. Altro conato prepotente, tenuto a bada con denti stretti e sibilanti bestemmie.

Sulla destra ci sono diverse porte chiuse. Probabilmente le camere dei coinquilini. Tutto tace. Sulla sinistra il bagno.

Entro in bagno di corsa, socchiudo la porta, mi piazzo davanti al cesso e mi afferro il cazzo con la foga di chi sta per scoppiare.

Nel momento in cui lo scappello, sento strappare, come se mi stessi togliendo un cerotto.

Abbasso lo sguardo assalito dall’orrore: il glande e la prima parte del prepuzio sono pieni una roba scura, distribuita in maniera irregolare e accumulata principalmente sotto il cornicione.

CAZZO, E’ MERDA! LA MERDA DELLA CICCIONA!

Acidi succhi gastrici risalgono di nuovo, violenti e arroganti. Appoggio la testa al muro e le mani sulla cassetta dello sciacquone, sudando freddo e cercando di mantenere il controllo su tutto quello schifo.

Calma, dioserpe! Calma! Ignora quella merda. Agisci in modo sensato. Prima lo fai e prima te ne andrai da questo incubo di grasso, dreads e merda.

Sputo il rigozzino, blocco i conati successivi, mi riprendo il cazzo in mano senza guardarlo e scarico l’oppressa vescica, pisciando un po’ dove capita.

Mi sciacquo il viso con l’acqua fredda e mi guardo allo specchio, chiedendomi che cazzo posso aver fatto la sera prima per ritrovarmi in quel letamaio ed essermi accoppiato con quel raccapricciante bidone dell’umido.

Vorrei farmi una doccia. Lo vorrei tanto, ma devo andarmene. Non voglio restare lì un secondo più dello strettamente necessario. E lavarmi almeno il cazzo è necessario.

Mi siedo sul bidet per scrostarmi via quell’orrore secco. Esattamente mezzo secondo dopo aver provato la piacevole sensazione dell’acqua tiepida vengo aggredito da una puzza oscena: la merda secca, una volta bagnata è tornata a nuova vita, liberando tutto il suo ributtante aroma.

Stavolta non ce la faccio. Nemmeno le provvidenziali mani sulla bocca possono niente. Il vomito risale copioso e potente, travolgendo qualunque minima resistenza ed esplodendo dalla mia bocca sul muro, sul rubinetto del bidet, sul pavimento e sul tappetino. Evidentemente devo aver mangiato anche qualcosa ieri sera, visto che l’abominevole miscela di succhi gastrici e alcool del Lidl è costellato da strani pezzettoni che colano giù lungo il muro davanti ai miei occhi.

Il puzzo di merda si mischia a quello del rigurgito. Vomito ancora senza più controllo, con la testa appoggiata al muro e le braccia abbandonate sui lati, rassegnato ad attendere che il mio stomaco si plachi.

Devo andarmene da qui. Voglio scordare questo orrore.

Afferro un asciugamano a caso, mi pulisco il cazzo ancora sporco di merda e le mani piene di vomito, dopodichè lo getto nel lavandino.

Di corsa rientro in camera e torno ad inalare il puzzo che ha accompagnato il mio lieto risveglio: un lezzo di sudore fresco, sudore vecchio, vestiti non lavati, fumo e sa il cristaccio cos’altro.

Mi rivesto di corsa coi miei vestiti recuperati dal quel troiaio sul pavimento, senza nemmeno curarmi di fare silenzio. La scrofa se la dorme talmente profonda che probabilmente non si sveglierebbe nemmeno in mezzo al bombardamento di Sarajevo.

Manca un calzino che non riesco a trovare. Cerco ancora, razzolando a giro, ma il bastardo non si trova.

Magari è rimasto sul letto. Afferro il lenzuolo e lo tiro via, scoprendo materasso e cicciona.

ANCORA MERDA!

Lo sfintere della buzzicona, sotto l’effetto di troppo alcol, droga e cazzo, evidentemente durante il sonno ha ceduto, aprendo la chiusa e liberando il suo immondo ripieno.

Merda tra le natiche della lardosa e tra le sue gambe leggermente divaricare, merda sulle sue cosce, sul letto e sul lenzuolo. Merda nella mia anima non più innocente.

Ancora vomito. Inarrestabile. Sul letto, sulla roba per terra, su vestiti, su libri e nella dannata mezza noce di cocco usata come portacenere.

Merda e vomito. Vomito e merda.

Basta!

Fanculo il calzino. Mi infilo gli anfibi con un calzino solo e me ne esco calpestando il vomito e qualunque altra cosa sul pavimento. Vomito anche nell’ingresso e un po’ nelle scale.

Esco dal palazzo e mi trovo in una zona che non conosco. E’ circa mezzogiorno. Vomito un’ultima volta davanti ad una nonna col nipotino, che lo tira via inorridita. Cammino in una direzione a caso per qualche minuto, poi trovo una panchina e mi ci butto per prendere il tempo di calmarmi, rilassarmi e rimettermi un minimo in sesto. Finisce che mi addormento e vengo svegliato due ore dopo da una telefonata. E’ il mio amico della sera prima.

Amico: Buongiorno cazzone, come stai?
Io: Una merda, grazie!
Amico: Immagino. Sai, ho anche pensato di impedirtelo, ma poi ho pensato sarebbe stato più divertente lasciarti fare e poi farmi raccontare la tua esperienza di degrado con quella luridona.
Io: Io ti spello vivo e ti rotolo nel sale!
Amico: Sì, ma quando andiamo bere una birra che mi racconti tutto?
Io: Domani, che stasera con cazzo che ingerisco alcool. E ora vai in culo!
– blip –

Questa storia ci insegna che è importante avere delle mensole in camera.

34 Commenti

  1. DVCEFINZIO
    Postato il 1 Agosto 2017 alle ore 09:41 | Link diretto

    Storia breve ma intensa.
    Also, primo.

  2. Sborroinani
    Postato il 3 Agosto 2017 alle ore 18:30 | Link diretto

    Per me la buzzona è morta. Il prolasso degli sfinteri post mortem è un chiaro segno.

  3. Verderame
    Postato il 4 Agosto 2017 alle ore 14:22 | Link diretto

    Probabilmente era morta già prima che il nostro eroe ci inserisse dentro la nerchia.

  4. Apinodimacerie
    Postato il 3 Agosto 2017 alle ore 18:31 | Link diretto

    Le risate, diocane!
    Le risate!

  5. Pastore
    Postato il 3 Agosto 2017 alle ore 19:50 | Link diretto

    Io, prima di andarmene, le avrei sburrato sulla schiena, per poi impastarla con la merda e spalmare la mistura su tutto il suo grasso corpo sfatto.

  6. Postato il 3 Agosto 2017 alle ore 22:48 | Link diretto

    Quei froci degli astemi devono spassarsela alla grande.

  7. Pinolo
    Postato il 5 Agosto 2017 alle ore 04:06 | Link diretto

    Questo è quello che ti meriti ad andare alle feste di studenti pugliesi.

  8. Giulia Degrado
    Postato il 5 Agosto 2017 alle ore 16:36 | Link diretto

    Capita a tutti, da sbronzi, di scoparsi qualche roito, ma il seguito è una roba da olimpiadi del degrado.

  9. Lurydo
    Postato il 5 Agosto 2017 alle ore 23:20 | Link diretto

    Quanto degrado, dioboja. Degno dei vecchi tempi di Laydo!
    Comunque gli studenti pugliesi sfattoni sono veramente la merda più nauseante. In questo racconto ne sono stati elencati tutti i tratti più salienti:
    – musica reggae;
    – fumo;
    – rasta;
    – disordine da casa disabitata occupata da extracomunitari;
    – mezza noce di cocco usata come portacenere;
    – Sud Sound System.

    E scommetto che la cicciona lurida aveva una fascia multicolore di tessuto leggero che teneva nei capelli, nonché un paio di pantaloni larghi bracaloni da clown (che ora usano i ridicoli buskers che fanno i giocolieri per strada), le perline in alcune trecce di rasta, e una canottiera nera con le spalline sottili.
    Non so perché, ma dev’essere così.
    Cazzo, quanto li odio! Loro e il loro Salento di merda, le loro serate intorno al fuoco, il loro bere vino scadente dentro delle bottiglie di plastica (di plastica, porco dio! Persino al Lidl hanno la decenza di metterlo nel tetrapak!!), il tutto come se fosse una cosa alternativa da persone a cui piacciono le cose semplici e che hanno trovato la pace interiore, quando in realtà quella pace interiore non è altro che dosi massicce di droghe varie.

    Niente in contrario a ubriacarsi di alcol scadente e impizzarsi di droghe, per carità, ma il modo in cui lo fanno loro è incredibilmente fastidioso, come se stessero facendo qualche rito tribale per la felicità invece di ammettere di sfasciarsi come tutti i comuni mortali.

  10. Verderame
    Postato il 9 Agosto 2017 alle ore 16:30 | Link diretto

    Lei sottovaluta i calabresi che, nonostante non abbiano la legittimazione dovuta al Salendusolemareiendu, sono comunque un cancro sociale di pseudo cultura, enclavi di degrado nel tessuto sociale del centro nord, psedo cultura da due soldi e 35 anni al secondo anno di scienze pilitiche o al corso per mediatore culturale.

  11. Smegma Araldico
    Postato il 9 Agosto 2017 alle ore 19:07 | Link diretto

    L’erasmus al nord è impegnativo.

  12. Smegma Araldico
    Postato il 9 Agosto 2017 alle ore 19:05 | Link diretto

    Del delizioso degrado.
    Delizioso.
    Porcodio.

  13. SteveJobby
    Postato il 11 Agosto 2017 alle ore 09:52 | Link diretto

    Chissà perchè solo i catenacci ti danno il culo, mai le fighe

  14. Postato il 11 Agosto 2017 alle ore 20:57 | Link diretto

    Ma i pezzetti di merda e smegma sui peli pubici tra scroto e buco del culo sono restati o ti sei lavato bene bene?

  15. Lurydo
    Postato il 16 Agosto 2017 alle ore 23:43 | Link diretto

    Fortunatamente non ho mai avuto a che fare con la razza calabrese. Ma da quello che mi dice lei (e anche altri) fanno effettivamente schifo.
    Mi piace comunque questo fuoco ad altezza uomo su studenti pugliesi e calabresi, il consueto martellamento sui napoletani stava perdendo vigore.
    Per non parlare della incredibile perdita della mole di 200 commenti in calce all’articolo “Smaltimento rifiuti: Napoli insegna”, un meraviglioso flame tra gente civile e napoletani analfabeti.

  16. Giuda
    Postato il 24 Agosto 2017 alle ore 23:52 | Link diretto

    Classico esempio di studentessa terrona fricchettona cannaiola, poco avvezza al sapone e al viver civile.
    Uno schifo. Ma uno schifo che puó regalare belle storie.

  17. Rasoio il Pesista
    Postato il 6 Settembre 2017 alle ore 15:50 | Link diretto

    Cazzo, ti prego, dimmi che è tutto vero, ti prego.
    Cazzo questa è poesia pura…mi ricorda i miei anni migliori, in cui una 53 enne con l’alito al gusto di salame mi cagò addosso a schizzo mentre la inculavo sul mare.
    Le vomitai sulla schiena e mi buttai in acqua con i vestiti addosso.

  18. sodomia unica via
    Postato il 8 Settembre 2017 alle ore 01:05 | Link diretto

    Rasoio, la invito a romanzare la sua storia e postarla qui, da bravo laydo degno di questo nome.

  19. Orrido Metropolitano
    Postato il 12 Settembre 2017 alle ore 06:35 | Link diretto

    Una cacca in decomposizione.
    Il mio davanzale della finestra,
    proprio quella da dove ti spio.

    Tu passi, di fretta, poc’oltre ti fermi,
    le maglie scollate quei seni abbondanti
    pieni di sporco di sangue di linfa.
    Un giorno ti ammalerai.

    La cacca è lì da mesi. La feci poco dopo l’inizio dell’autunno, quando le foglie sparse sui viali hanno lo stesso colore delle deiezioni un po’ grasse. È adagiata in una scatola che tengo sul davanzale della finestra, dietro le persiane costantemente chiuse.

    L’odore nauseabondo, la crosta stantia
    che cela nel cuore manipoli di vermi.

    Tu passi lì sotto, per una attimo l’occhio
    la cacca e il tuo corpo confonde in uno.

    Una ragazza, non splendida ma con dei seni notevoli, dalla forma bizzarra che ai più parrà senz’altro sgradevole, passa ogni giorno sotto casa mia. Si fonde il suo viso con l’odore della cacca decomposta, la fragranza di sudore marcio delle sue tette si lega con l’orrida deiezione marcia.

    Non ti avrò mai. Intera.
    Ma una parte di te sì.

    Quella cacca che per un attimo
    un battito d’occhi un istante
    si fonde in te.

    Ne ho assaggiato un pezzo ieri mattina, proprio mentre lei stava passando. Quell’ammasso, quel tanfo grumoso essiccato, per un attimo mi ha bruciato la gola. Il vomito risaliva istantaneo su per l’esofago, stavo scoppiando a forza di trattenerlo. La bocca serrata con le mani – disperato – non è servito – il vomito è spruzzato dalle narici, portando con sé sangue e moccio.

    Non so neanche con che forza sto scrivendo oggi. Ora torno a letto, quel fetido giaciglio che non pulisco da mesi, dove mi piace petare e orinare.

  20. Rasoio il Pesista
    Postato il 17 Settembre 2017 alle ore 17:04 | Link diretto

    Ho molte storie di sottosviluppo da raccontare. Come devo fare per narrarvele?

  21. Sodomia unica via
    Postato il 18 Settembre 2017 alle ore 00:16 | Link diretto

    Prova a contattarli su facebook. Esiste anche un gruppo telegram, ma ci vuole il link.

  22. Tripennato Pesante
    Postato il 19 Settembre 2017 alle ore 15:49 | Link diretto

    Oro puro.
    Era l’ora,cane di dio.

  23. Postato il 22 Settembre 2017 alle ore 00:06 | Link diretto

    Altra storia vera, sicuramente non ci crederà nessuno, io non ci crederei e ancora non ci credo a come mi sia andata così.

    Nelle occasioni (non tantissime, ma devo dire di qualità) in cui ho potuto pucciarlo fuori da fidanzamenti o altre menate, ho utilizzato la suddetta fica in ballo come un pozzo di petrolio da esaurire a colpi di maglio. Come conseguenza verificavo che la tipa (16/25 anni, io 18/25) fosse piacente e non ho fatto alcuna selezione sullo status della patata di turno, scopando da analfabete a ricche annoiate a teenager col pizzicore a povere criste in disagio. La storia di cui parlerò riguarda una dell’ultimo gruppo. La ragazza in questione la rimorchiai in un noto locale ormai chiuso da tempo dove andavo con gli amici, ed era l’unica non rasta/punkabbestia ed anche una bella fica e molto, ma molto calda. Aveva anche il vizio di tirare cocaina come se non ci fosse un domani, ma lo faceva per cazzi suoi. Dopo averla scopata per nottate intere a fondo corsa, cioè fino a quando uno dei due accusava bruciore pelvico, iniziò ad insistere a volermi portare in posti disagiati da Trainspotting a cui resistevo convincendola a farsi montare in auto. Quando alla monta preferì discutere di “non voglio che scopiamo e basta, andiamo in un locale” e appunto si trattava di locali da irruzione Digos, e iniziò a parlare di fidanzamento e conoscere amici etc., smisi di sentirla. Poscia, più che ‘l dolor poté ‘l digiuno. La richiamai per una serata portandola a bere shot di rum e pera col solo fine di portarla sulle colline e darla in pasto al mio “bastone del Serengeti”. Si presentò avendo cambiato il colore dei capelli con quello che piaceva a me, era proprio bella. Il problema fu che i giri di rum furono troppi. Raggiunta l’auto (mentre la tipa, ubriaca, mi raccontava cose arrapanti e stavo pregustando la solita notte con lei da film porno) e portata la macchina in collina pieno di alcol e con l’arnese in tiro, una volta infrattati, la tipa si abbassa i pantaloni, ma mentre io me li abbasso e mi tolgo le scarpe per saltare sul suo sedile e pigiarla senza freni, si addormenta. Coi pantaloni abbassati. Con i jeans aderenti abbassati. Provo a svegliarla, niente. Mi trovo ubriaco, in mezzo alle vigne del Mostro, con una che non so se dorme o cazzo cosa (visto che prendeva coca come una indemoniata) e pure mezza nuda. Mi impanico. Il cazzo si ammoscia. Penso già ai titoli di giornale. Con un briciolo di lucidità controllo col dito se respira, si. Provo a rimetterle i jeans, niente. Provo a svegliarla per (penso) 40 minuti, niente. Vedendo che di scopare non se ne parla più e pensando a cosa potevo spiegare ad una ipotetica pattuglia in quelle condizioni, riprovo a metterle i jeans aderenti (ubriaco marcio). Impossibile. Ed impossibile pure riportarla a casa e guidare 1h e mezzo. Dopo non so quanto tempo riparto mi dirigo verso casa mia, con questa con il sedile abbassato e con i pantaloni mezzi calati pregando tutti i santi di non essere fermato e cercando di stare tra quelle cazzo di linee bianche. Minuti interminabili. Semafori eterni. Preghiere di non incrociare nessuno. Luci arancioni dei lampioni che illuminano una situazione da arresto. Arrivo. “Che cazzo dico ai miei se mi trascino una in camera, in piena notte, coi pantaloni abbassati sotto la fica?”. Arrivo a casa e metto l’auto in garage. Mi sembrò di aver raggiunto la salvezza. Cerco di svegliarla, vedo una cassa di Uliveto, la bagno sul viso. Niente, mugola assonnata ma non si sveglia. Portarla in casa è impossibile perché mi reggo poco in piedi pure io. Peccato perché al risveglio… . È quasi l’alba. Prendo la decisione: porto giù 2 coperte, la copro, chiudo il garage e vado a letto “tanto mi sveglio presto prima di lei e poi vedo”. La mattina mi sveglio rincoglionito e mi dimentico che ho una fica mezza nuda nel garage. Mi metto a giocare a PES. Dopo poco sento un clacson simile alla mia macchina. Bho, mi giro. Lo risento “Cazzo!”. Scendo di corsa e la trovo ovviamente incazzata nera. Vado poi con la macchina verso casa sua spiegandole tutto. È comunque incazzata. Arrivati da lei le offro colazione, prende solo sigarette, chiedo se scopiamo, accetta controvoglia, sveltina di merda peggio di quelle a pagamento, la riporto a casa. Non ci siamo più sentiti. Shots di merda, non so se essere più felice di non essere finito nella merda o mangiarmi le mani per quella chiavata da sogno mai fatta.

  24. Stupracapre
    Postato il 23 Settembre 2017 alle ore 15:34 | Link diretto

    Cane in porchetta, dovresti vergognarti!
    Un vero laydo l’avrebbe scopata di santa ragione nonostante fosse in coma, documentando il tutto con un video da aggiungere alla propria collezione.

  25. Dio Talpa
    Postato il 12 Dicembre 2017 alle ore 16:11 | Link diretto

    Cazzo, tu fossi andato a far turismo sessuale in Nigeria senza preservativi, probabilmente sarebbe stato più sano e igienico!

  26. Giggino Di Mayo
    Postato il 2 Maggio 2018 alle ore 15:22 | Link diretto

    Dio bestia, stavo soffocando dal ridere.
    Voglio altre storie di disagio e ciccione pugliesi luride.

  27. Lurydo
    Postato il 30 Giugno 2018 alle ore 23:43 | Link diretto

    Non ricordo se avevo già scritto questa mia riflessione, ma per sicurezza preferisco condividerla di nuovo.
    L’oggetto sono i napoletani: sì, si esula dal tema in questione, ma quando si parla di degrado si passa inevitabilmente anche sotto l’ombra del Vesuvio.
    Leggendo i commenti ai vari articoli che trattano di Napoli, in cui fieri guerrieri partenopei si lanciano in ridicoli insulti da terza media sperando di spaventare o sminuire qualche utente, ho notato che c’è un pattern ben preciso.
    Mi spiego meglio: nonostante gli utenti che insultano siano diversi, gli insulti sono sempre di questi tipi:
    1) Napoli è la città più bella del mondo e il resto è merda;
    2) Le mamme degli altri utenti sono tutte puttane;
    3) I padri degli altri utenti sono cornuti;
    4) Le fidanzate/mogli degli altri utenti non vedono l’ora di “farsi sbattere da un vero napoletano” [cit.] perché a detta loro i napoletani hanno una passione che non trova pari in tutto lo stivale;
    5) Il sud era una superpotenza che è diventata merda per colpa delle “ruberie” del Nord durante l’annessione*

    Ecco, il pattern è questo. Vorrei anche far notare una cosa, in particolare: di questi cinque insulti ricorrenti, ben TRE riguardano sesso, corna e tradimenti. Cari laydi, cosa ne pensate? Con un po’ di psicologia d’accatto, viene quasi da pensare che sia un caso di “proiezione”, cioè usano per insultare gli altri situazioni che sono capitate a loro (il sempiterno proverbio, tramandato fin dall’asilo, “chi lo dice sa di esserlo”).

    *160 anni dall’unità d’Italia e sono ancora qui a dire che se sono nella merda è per colpa di Garibaldi. Hiroshima e Nagasaki si sono beccate due bombe atomiche nel ’45, e oggi sono delle metropoli, che in fatto di civiltà e tecnologia non sono seconde a nessuno.

  28. il Nesi
    Postato il 2 Luglio 2018 alle ore 12:02 | Link diretto

    Caro Lurydo, la sua analisi ha un indubbio valore a livello di studi etologici, ma se vuole aprire un dibattito, le consiglio farlo in mezzo ai laydi della scuola sociale: http://www.facebook.com/groups/283514042171341/

  29. Postato il 19 Luglio 2018 alle ore 15:03 | Link diretto

    Hai perso l’occasione di vomitarle addosso. Un vero laydo l’avrebbe fatto.

  30. Trebbiolino
    Postato il 5 Ottobre 2018 alle ore 16:54 | Link diretto

    “vedo una cassa di Uliveto”… Mi ha fatto ridere, e ha portato il racconto nel reame del realismo 😀

  31. Lanciatore
    Postato il 31 Gennaio 2019 alle ore 15:07 | Link diretto

    A fare da sfondo a queste vicende è la ridente Torino, quartiere residenziale animato da un parchetto in cui per lo più, di fianco ai bambini intenti a giocare, i pusher scambiavano pezzi e dosi delle più svariate sostanze.
    Una sera afosa, dopo che i piccoli rompicoglioni erano stati richiamati all’ordine dagli sborratoi che erano soliti chiamare mamma e il parchetto era finalmente rimasto in mano ai vari albaninja e magrebi soliti stazionare ai tavoli con scacchiera, di cui ignoravano totalmente lo scopo e la funzione, io e il mio coinquilino decidemmo di scacciare la noia bersagliando quel fetente manipolo di scarti della società degni solo di suggere il peggior nettare dello scarico di un intercity notte diretto nella terronissima e sudicia napoli con un uovo.
    C’è da premettere che quello non era un semplice uovo, era una vera bomba chimica a base di schifo e cattive intenzioni dimenticato a lungo in frigo da un coinquilino altrettanto schifoso e poi fatto macerare adeguatamente in vista di una simile occasione.
    Lanciato l’uovo che andò a rompersi sui rami di un albero del parchetto stesso i pusher furono inondati da una colura di viscido materiale purulento in tutto simile alla sborra di un profugo uso a inculare cammelli e capre infette e saltarono il muretto di recinzione guardandosi intorno alla ricerca dell’autore di quel grande affronto.
    In poco tempo iniziarono a vociare affastellando parole in lingue oscure, che ci fecero ripensare ai bei tempi in cui ci si poteva tranquillamente inculare a vicenda nella magnifica Babele, minacciando, probabilmente, gli ignoti colpevoli.
    A questo punto, però, la cosa non poteva finire e quindi prendemmo alcune pesche un po’ troppo mature e le lanciammo addosso a quei merdosi che se ne andarono senza mai sapere chi li avesse puniti per le loro bassezze.
    Per la verità non c’era alcun fondo d giustizia nelle nostre azioni perché, poco più avanti, lanciammo uno yogurt in formato da 500g addosso a una coppia, ci tengo a precisare che lo yogurt, acquistato da un terzo coinquilino nel frocissimo gusto “naturale”, era scaduto già da diversi giorni e sembrava sul punto di esplodere; inutile dire che i due, raggiunti dalla mefitica carica rimasero imbrattati di quel putrido pastone bestemmiando l’anima di quel porco che glia doratori degli inculabambini chiamano Gesù e io chiamo cane o ladro.
    Da ultimo, anche se ci sarebbero altre mille avventure da raccontare, sempre in estate, irrorammo, con una buona doccia di piscio, gruppetto di terroni che era solito stazionare, gridando frasi in terronesco e altre lingue centro-africane, sotto il nostro balcone andando a inficiare sul nostro riposo, propedeutico a un carico di energie sufficiente a passare la giornata in università guardando il culo e tette delle varie cagne che affollavano i banchi e immaginando di usare le peggiori violenze e umiliazioni nei loro confronti come, ad esempio, sborrare nelle loro pietanze e ripulirsi il glande con i loro capelli.
    Lo scherzo del piscio, per la verità, lo combinammo anche a un terrone sdentato che abitava sotto casa nostra, il suddetto mangiamerda con i denti marci aveva sposato una rumena, probabilmente raccattata in un bordello di second’ordine di qualche cenciosa città industriale dell’est Europa, da cui non mi sarei fatto tirare un pompino neanche se mi avvese pagato lei; beh questo insulso subumano era solito lamentarsi del baccano che, a suo dire, facevamo all’ora di cena, momento in cui probabilmente era solito telefonare ai suoi parenti allo zoo di catania.
    Per lavare quest’onta decidemmo, quindi, di pisciare nel suo tubo della cappa, installato abusivamente in modo da sfogarsi proprio a fianco del nostro balcone; da quel giorno quel pulcioso sacco di merda non si lamentò più.

  32. Lurydo
    Postato il 17 Aprile 2019 alle ore 23:33 | Link diretto

    Mi raccomando, dio cane, non scrivete nessun nuovo articolo, che il primo agosto tocchiamo i due anni di coma del sito, dioboja!

  33. Hitler
    Postato il 17 Settembre 2021 alle ore 14:37 | Link diretto

    leggo ora dopo qualche anno. Merda sul cazzo vomitata penso sia la cosa più pulita che ho letto di questa lurida storia.

  34. Porco di piede
    Postato il 4 Settembre 2024 alle ore 13:15 | Link diretto

    In un buco dimenticato da Dio in Toscana, viveva un povero disgraziato di nome Bob. Bob era un deficiente con pochi meriti, ma uno lo possedeva di sicuro: riusciva sempre a infilarsi nella merda, sia in senso figurato che letterale. Ma il suo più grande nemico, come potrai immaginare, erano le sue stesse viscere.
    Era una giornata di luglio, con un sole che spaccava le pietre, quando Bob, dopo aver ingurgitato un’intera teglia di lasagne al ragù di cinghiale, sentì un rombo profondo provenire dal suo intestino. “Cazzo!” pensò, “Sta per esplodere il vulcano!” Si precipitò verso il cesso come se Satana in persona lo stesse rincorrendo, con il sudore che gli colava dalla fronte e quella sensazione di panico che solo chi ha affrontato l’apocalisse intestinale conosce.
    Ma qui Gesù, stronzo come sempre, decise di metterci lo zampino. Nel villaggio di Bob c’era un problema con le fogne, un problema di cui lui, rincoglionito com’era, non sapeva un cazzo. In parole povere, le tubature erano intasate da settimane, un dettaglio cruciale che avrebbe fatto la differenza tra una scorreggiata e una catastrofe biblica.

    Bob si sedette sul trono di ceramica, convinto di essere al sicuro, almeno per un attimo. Ma appena si lasciò andare, capì subito che qualcosa puzzava, e non era solo quello che aveva appena depositato. Il gorgoglio proveniente dalle tubature non era il solito suono rassicurante. No, era un rumore sinistro, quasi satanico, come se le fogne stesse stessero per vomitare l’inferno.
    E poi successe l’inevitabile: il cesso iniziò a ribollire come una pentola a pressione, ma non era brodo quello che usciva. Prima solo un po’ d’acqua marrone, poi un torrente di merda liquida che invase il pavimento. Bob, ancora seduto, si ritrovò letteralmente sommerso dalle sue stesse creazioni, con il panico che gli si leggeva in faccia e la puzza che lo colpiva come un pugno nello stomaco.
    Ma il peggio doveva ancora venire. Le tubature, ormai al limite della sopportazione, cominciarono a rigurgitare anche tutto quello che il resto del villaggio aveva scaricato. Bob, ancora incastrato sulla tazza, fu investito da un’ondata di schifo puro. Tentò di scappare, ma le sue ciabatte da sfigato scivolarono sul pavimento ormai ridotto a una palude di liquami, facendolo cadere a faccia in giù nel più fetido pantano mai visto.
    Mentre cercava disperatamente di alzarsi, imprecando come un indemoniato, sentì un rumore alla porta del bagno. Era la sua vicina, la signora Pina, che bussava preoccupata. “Bob, che cazzo sta succedendo lì dentro?” gridò. Quando aprì la porta, però, si trovò davanti uno spettacolo infernale: Bob, coperto di merda dalla testa ai piedi, con una maschera di puro terrore e un bagno che sembrava uscito direttamente dalle profondità degli Inferi.
    Il villaggio intero fu chiamato a raccolta per salvare quel povero imbecille. Arrivarono con stivali di gomma, secchi, e uno spirito di solidarietà misto a disgusto e risate trattenute a fatica. Dopo ore di pulizie e gag che manco in un film di Mel Brooks, Bob finalmente riemerse, con la dignità persa da tempo, ma miracolosamente vivo. La signora Pina gli diede una pacca sulla spalla e disse: “Bob, tu sei proprio un coglione di talento, ma stavolta l’hai fatta davvero grossa.”

    Bob, ridendo come un matto, rispose: “Se c’è una cosa che ho imparato da tutta ‘sta merda, è che le lasagne al cinghiale sono roba da professionisti. Ma chi cazzo avrebbe mai pensato che sarei diventato una leggenda grazie a un cesso intasato?”

    E così, Bob divenne una leggenda locale. Ogni volta che qualcuno parlava di sfiga, si diceva: “Ti ricordi di Bob e il suo cesso apocalittico?” E tutti ridevano, perché in fondo, nella tragedia, c’era una verità universale: tutti dobbiamo fare i conti con la nostra merda, prima o poi. Ma pochi, come Bob, possono dire di averla affrontata con tanto… stile.

    **Fine.**

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  1. By mackage jackets il 8 Novembre 2017 alle 15:25

    mackage jackets

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