Oggi parliamo di svantaggiati.
“Uh, ma che novità !” direte voi, “In genere si parla di premi nobel…”.
No no, oggi ritorniamo ad un tema già trattato in passato, ma che i suddetti diversamente abili mantengono attualissimo di anno in anno, a inequivocabile testimonianza del loro sacrosanto diritto a ricevere ospitalità  in un qualche centro ricco di gente che sbava, parla con le mosche e gioca con la merda.
Parliamo di catene di Sant’Antonio, nella fattispecie di una che gira ormai da anni ma che ultimamente è tornata alla ribalta, facendola da padrona su Facebook: la catena su come fare a pagare meno la benzina.
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Oggi, 15 febbraio 2009, una data segnata dall’infamia, il benemerito Giuseppe Bigazzi è stato improvvisamente ed intenzionalmente sospeso da La Prova del Cuoco, noiosossima trasmissione per vecchie casalinghe annoiate relegate in cucina, che aveva come unica attrattiva la presenza del suddetto Bigazzi.
Amante del bene mangiare e del bene bere, come ogni toscano degno di questo nome, il buon Bigazzi negli anni ha più volte messo nero su bianco questa sua passione pubblicando diversi libri, scrivendo su rubriche di gastronomia e ricevendo innumerevoli riconoscimenti. Insomma, non un pestamerde qualsiasi tipo gli opinionisti della De Filippi o i grandi giornalisti di Mattino 5, ma un competente, genuino e schietto divulgatore della divina arte culinaria.
E perchè mai i dirigenti della Rai avrebbero deciso di sospendere Bigazzi?
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Scusatemi! Non voglio monopolizzare il sito. Lo so, è già il mio terzo articolo di fila. Mi scuso vivamente con chi attende le analisi dell’esperto, le recensioni culinarie o le puttanate di Debby Fashion, ma questo è troppo.
Una volta ho visto un sudato lardoso seminudo con le emorroidi come grappoli d’uva, la piorrea, la psioriasi e la maglietta dei Dari, che abusava sessualmente di un cane morto. Bè… è la seconda cosa più schifosa che abbia mai visto.
In un paese di giornalisti appecoronati al potere, schiavi del sistema e strumentalizzati dai grandi padroni, è bello vedere che qualcuno tenta di affossare ancora di più la dignità della categoria, ignorando deliberamente che il proprio lavoro sia dare delle notizie e non fare propaganda e scadente opinionismo da parrucchiera per signore.
Ed è così che i nostri prodi reporter di Mattino 5, sputando grumi gialli sulla tomba dei compianti Biagi e Montanelli, ci regalano un raro esempio di pseudogiornalismo che farebbe la sua degna figura su Cioè, Top Girl o qualunque altra pubblicazione diretta ad un target di lobotomizzati col pennato.
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E insomma, di mentecatti il mondo è pieno, ma oggi voglio prendermela con un’infima categoria di debosciati che su internet hanno trovato terreno fertile per molestare i normali, con continue ed assillanti dimostrazioni del proprio ritardo mentali: i ceppiconi che spediscono le catene di san’Antonio.
E prima ti arriva quella che devi mandare il messaggio almeno a venti persone, sennò MSN (o Facebook nella variante più moderna) diventa a pagamento, poi ti arriva quella del bambino nato senza culo che ha urgentemente bisogno di soldi per farsi operare prima di esplodere in un tripudio di feci, poi c’è quella che devi inviare 98097967685 mail per avere fortuna altrimenti sarai perseguitato dalla sfiga, poi riapri la posta e ti ritrovi quella col bel pensierino moralista sul volersi bene o sul non bere prima di guidare, per non parlare di quella che ti dice di conservare gli scontrini per darli a qualcuno di non meglio precisato che li darà a qualcun’altro che li darà a qualcun’altro ancora e che quando saranno tanti ci compreranno una carrozzina per un bambino handicappato, o di quella contro contro la guerra che la devi mandare per forza perchè sennò sei uno schifoso guerrafondaio ed è anche colpa tua se in qualche zozzo paese del centrafrica la gente si scanna col machete.
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Non era facile eh… il mondo era scettico e i più credevano che non fosse possibile.
Invece i quattro ragazzi, a cui è bastata la prima canzone per stabilire un nuovo record di squallore nella musica italiana, riescono nell’impresa più disperata mai tentata da alcuno: scrivere una nuova versione di Wale (Tanto Wale) che faccia ancora più schifo dell’originale.
La sfida viene ampiamente vinta, perlatro con la sicurezza di chi non teme fallimento, andando ad intervenire sull’aspetto della canzone più ributtante e ignobile: il testo. Chi non avesse presente di che abominio siano stati capaci, si legga questo articolo, si ascolti la canzone e poi cerchi di immaginarsi qualcosa di ancora peggio.
Provateci ma sarà comunque ben lungi dalla realtà .
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Di svantaggiati al mondo ce ne sono tanti e oggi vorremmo prendere in esame un gruppo di svantaggiati di un certo livello. Mica cotiche!
La nostra storia comincia con un certo Ron Hubbard (classe 1911) che, dopo aver scaldato per tre anni le sedie dell’università , con risultati da fare spavento ad un parcheggiatore abusivo di Scampia, decide di darsi alla scrittura.
Si diletta così nel produrre scritti e racconti avventurosi di ogni tipo, finchè nel ’41 non finisce arruolato in marina, ma purtroppo nessuna pallottola sgombera il mondo dalla sua presenza.
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Abbiamo già trattato precedentemente di questi aborti di macaco, analizzando lo stile e la qualità dell’opera, ma senza soffermarci sui singoli componenti del gruppo, anche perchè avevo appena mangiato.
Sorvolando sui tre membri fondatori, per i quali qualunque offesa generica non sarebbe comunque fuori luogo, vorrei trattare un po’ della new entry: il batterista Daniel (il secondo da sinistra nella foto).
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Signori, sono lieto di comunicarvi che lo schifo ha appena piantato la sua bandiera nel mio povero cuore.
La nefasta esistenza di Hello Kitty non è certo una novità . Sapevo anche che esistono gadget di ogni tipo e totali decerebrati che li aquistano. Ho sempre saputo anche che i giapponesi sono un popolo del cazzo che si autoalimenta di puerili idiozie e di plasticose masturbazioni.
Non avevo però mai visto gli assorbenti Hello Kitty!
E questo giusto per dirne una.
Ma andiamo con ordine e facciamo un po’ di informazione, visto che questo è un sito di cultura e come tale deve far cultura, perdìo!
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No, dico… cazzo… quando uno pensa che che si sia giunti al punto più basso, che si sia raggiunto il fondo del barile e che si sia anche ampiamente grattato, scopre che, a furia di grattare, il fondo del barile si è sfondato e c’è ancora un bel po’ da scavare.
Uno pensa che, dopo l’ avvento dei Finley, debba passare un bel po’ di tempo prima che qualcuno sia capace di far più ribrezzo di loro, e si ritrova smentito da gente che, al confronto, li fa sembrare i Led Zeppelin.
Sono (poco) lieto di presentarvi l’ultimo prodotto offerto dalla sempre prolifica discografia italiana, capace in passato di proporci sterco della caratura di Luna Pop, Gazosa o Finley: i Dari.
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