Ho visto fame. Ho visto miseria. Ho visto gli orrori della guerra scolpiti sulle lapidi e sui corpi martoriati delle persone. Ho visto giovani donne vendere i loro corpi, precocemente invecchiati dalle privazioni, per poter sopravvivere. Ho visto bambini mutilati, arrancare sotto il sole cocente per chilometri, trasportanto a casa l’acqua dal pozzo più vicino.
Quindi non posso lamentarmi della mia vacanza in Africa Nera.
Specialmente di Saib, un bambino zoppo e senza un braccio che ogni giorno cammina più o meno due ore per portare a casa un secchio d’acqua potabile. Spassosissimo.
Specialmente quando è inciampato e ha versato il secchio a dieci metri da casa. Ho riso per giorni, a ripensarci.
Se qualcuno di voi vacui buonisti di Facebook fosse alla lettura, sappia che quel bambino a capodanno ha spaventato i cani coi petardi. Quindi non merita la vostra pietà, il piccolo bastardo.
Certo, da quelle parti le donne lasciano estremamente a desiderare in quanto a igiene e decoro personale. Su una scala di valori di appetibilità sessuale, le posiziono leggermente sopra una punkabbestia coi rasta e le Birkenstock, che ciuccia cazzi nei bagni del Dams di Bologna. Nonostante forse si eguaglino in quanto vettori di malattiere veneree.
Comunque alla fine ho deciso di evitare di scoparmi volgarissime negre portatrici di infezioni vaginali. Voglio dire… si va in vacanza per uscire dalla routine di tutti i giorni, no?
In più, ho trovato davvero irritante la quasi totale assenza di bar o ristoranti dove degustare una buona Sachertorte. In realtà si trova in alcuni dei ristoranti più chic e riservati all’uomo bianco, se soprassediamo sulla qualità è infima e il prezzo esagerato. Ma vuoi mettere la soddisfazione di sedere all’ombreggiato e pulito tavolino esterno del ristorante, degustando una fettina di torta da 20 dollari, davanti a polverosa gente dall’altra parte del filo spinato che guadagna 300 dollari all’anno?
Magari ammirando, tra le risa dei caucasici commensali, Saib che scivola sulla pozza d’olio che gli avete preparato davanti alla porta di casa.
Comunque ho preteso lo scontrino, affinchè le tasse sulla mia fetta di costoso dolciume possano contribuire al mantenimento del welfare locale. Tipo distribuire crocifissi per curare l’AIDS o seminare caramelle attorno alle mine antiuomo per attirare i bambini.
Perchè dovete rendervi conto, anche voi italiani narcotizzati da decenni di subliminale permessivismo, che chiedere la ricevuta è un vostro diritto, ma anche un vostro dovere. Nonostante l’espressione infastidita del negoziante, di quelle che normalmente si riservano al merdoso tossico che da anni chiede spiccioli alla stazione.
E qui che mi ci incazzo! Sembra quasi che ci sia da vergognarsi a chiedere uno scontrino.
Cazzo di bottegaio di merda, ti sto chiedendo uno scontrino, non di scoparmi qualla troia cocainomane di tua figlia!
Quello non vengo certo a chiederlo a te. Per quello mi basta andare la sera nei bagni di Colle Bereto, dove quella puttanella sperpera in droga e margarita i soldi che tu rubi ai contribuenti.
Immaginatela, quella zoccoletta! Immaginatela abbandonata nel cesso, inginocchiata, strafatta, semi incosciente e riversa sulla tazza, in uno squallido quadretto di degrado finanziato dalla tua evasione fiscale. Guardami bene, parassita sociale di merda! Guarda bene la mia faccia! E ogni volta che bacerai tua figlia sulla guancia, vedrai il mio ghigno mentre le schizzo su quel dolce visino, prima di gettarla via come farei con il fazzoletto di carta con cui mi pulisco il cazzo dopo una sega su ShemalesTube.
E adesso fammi quel cazzo di scontrino, pidocchioso e obeso rabbino! E non fare il furbo: sono due pezzi salati e un Amaro del Capo.
Comunque, cari lettori, i miei più cari auguri di un felice anno nuovo.
Com’è andato il capodanno?
Avete spaventato i cani coi petardi?
Io ero al Roma e già il 30 dicembre mi dilettavo con Raudi e mitragliette in zona Villa Torlonia, lanciandoli nelle cucce dei cani. Alla fine, non è morto d’infarto nessun cane, bensì una vecchia.
31 Commenti
Ma Petru che fine ha fatto?
Pogrom, ci sei mancato!
Porcoddio, scrivi un po’ più spesso! O sei troppo impegnato a scopare il culo alla negre sifilitiche?
Anche io vado sempre a Colle Bereto, spendo un sacco di soldi e non scopo mai.
Quando c’è la figlia del bottegaio?
Volevo andare in Santa Croce a rimorchiare le fighe ieri sera. Invece mi sono ritrovato ubriaco, a drogarmi in macchina con una cessa cicciona che poi mi sono scopato per comodità.
La droga si prende con gusto e passione, così come i glandi nell’ano.
Tornato a casa, ho cagato sullo zerbino dei vicini. Ho cagato una torta di merda e di droga che neppure immaginano quei cazzoni.
IO HO CAGATO!!!
I bastardi non sono in casa. Non so… saranno a trovare qualche vecchia zia puzzolente per le feste, o salcazzo quale razza di disgustoso parentame.
Ma quando torneranno, troveranno questa bella sorpresa e urleranno e bestemmieranno a Cristo.
Io godrò nel sentirli e nel pensare che la devono pulire perchè questa merda grandissima e calda e fumante sullo zerbino è poco piacevole.
Io tra poco spero di cagare ancora, mi piace cagare e poi la tirerò dal balcone sulle macchine.
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Ciao, sono tornata anche io!
Negrofila, normalmente mi incazzo quando vedo una donna bianca scopata da una creatura inferiore come un negro o un napolecano, ma nel tuo caso farò un’eccezione. Prometti di usare i preservativi o il bus del cul? Ci sono già troppi esseri deformi al mondo, non serve avere il figlio di una sapiens obesa e di uno homo uga buga!
la vecchia ebrea meritava almeno un paragrafo, a mio modesto modo di vedere..
Grassa Negrofila, che schifo, diocane!
Non so se mi disgusta più la balena spiaggiata o il bingo bongo che se la monta.
Sulla mensola, il motivo per cui fai rigozzare la merda.
Sono quattro i blogger che adoravo: Bucknasty, l’Orrido Metropolitano, Jacopo Pogrom e Qualcosa del genere.
I primi due non scrivono più. Gli altri due scrivono poco e roba che fa cagare rispetto ai passati capolavori.
Vi odio!
Nuova scenata da mercato di Pellizzaro, consumatasi tra lui e un altro terrone (che però lavora e produce per la società).
Insomma Pellizzaro un bel giorno si è presentato da un meccanico qui vicino (il terrone lavoratore di cui sopra, che poi sarebbe quello che ha riferito la storia) e in nome del loro buon rapporto gli ha chiesto di prestargli il furgone per traslocare.
Non so quale fosse il loro “buon rapporto”, ma credo si limiti al fatto che il figlio scemo di Pellizzaro per un periodo ha fatto finta di lavorare in quell’officina. Fatto sta che gli ha prestato questo cazzo di furgone.
Se questa storia fosse circolata prima, tutto il condominio avrebbe brindato all’imminente trasloco dei negri. Notizia però falsa, visto che non ha mai tralocato.
Praticamente il sudicio è rimasto senza macchina (non so che cazzo sia successo alla sua merdosa Classe A) e si era inventato la cazzata del trasloco per farsi prestare il furgone e tenerlo per quasi un mese ad uso automobile. Cioè fino a quanto il meccanico, dopo richieste e solleciti vari, non gli ha fatto un improvvista a casa, ieri pomeriggio.
La caciarata è iniziata con Pellizzaro che urlava dalla finestra al meccanico per strada ed è continuata con l’arrivo dei parenti a fiancheggiarlo.
Frase culto di Pellizzaro urlata con disprezzo: “Nu vero signore nun fa pesare i favori!”.
Vogliamo un articolo sui biNbidimerda!
E qui si scopre che il Pogrom è di Firenze.
Oggi non mi sono suicidiato perchè sono due giorni che non cago e mi dispiacerebbe essere trovato esanime in un lago di merda.
Sai che brutto avere post mortem le tue foto che girano su internet scattate da qualche portantino scat, in cui appari violaceo ed in una pozzanghera di cagarella: potrebbero farsi una cattiva idea di te, del tipo che sei morto perchè ti sono scoppiate le viscere mentre provavi ad infilarti in culo un thermos del caffè, od un obbiettivo Tamron 55-300 stabilizzato, alla massima focale.
Alle volte l’unica cosa che ti separa dalla morte, è l’aver finito la scorta di Magnesia SanPellegrino ed i clisteri svuota interiora dall’armadietto delle medicine.
Porco il vostro dannato dio giudeo, ma volete rimettervi a scrivere?
Quanto cazzo dobbiamo aspettare ancora?
Allora… cazzomerdadioinfame!
Arriva un nuovo articolo o devo cominciare ad uccidere gente a caso?
secondo me l’autore fa i pesci in mano ai neri (a due mani)
per correttezza dovrebbe dire quanti ne ha presi, la somma dei centimetri totali, i diametri dei glandi ed i litri di sperma munti.
Deve essere quello che cerca i terroni per esercitarsi al maneggio, un mungitore formidabile, capace addirittura di predire quanto sperma viene fuori dal masturbato soppesando le palle, un vero specialista.
dimenticavo. pare che una volta lavorava in un allevamento di bovini, però non mungeva le vacche, solo i tori.
“pare che una volta lavorava…”: gli aborti dell’istruzione italiana.
Un omaggio al Cacante:
SAMeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeNT.
Terry non ti ispirare troppo alle esperienze che hai avuto con tuo nonno, rinomato pedofilo di Caltanissetta.
Beh, in fondo mi dispiace che il Cacante sia morto. Adesso l’Inferno puzzerà molto di più.
oggi pomeriggio ero a giro sul lungomare, quando ha cominciato a scapparmi seriamente da cacare. mi scappava già da quando ero uscito di casa, ma all’inizio la reggevo. verso le 16 però ho cominciato a sentire che non ero più in grado di contenere la cosa con quell’abile lavoro di sfintere che ti permette scorreggiare e diminuire un po’ la pressione, bloccando comunque il transito alla merda che preme.
insomma sento la merda che si fa avanti inesorabile e mi fiondo nel cesso più vicino, cioè quello del mac donald. piombo di corsa al cesso (per fortuna non c’era nessuno) entro e mi rendo conto che la porta non si chiude a chiave. e che la tazza è troppo lontana dalla porta, per poterla tenere con la mano, stando sul cesso.
quel cazzo di cesso (per uomini e handicappati) è proprio in fondo al corridietto, quindi se qualcuno avesse aperto la porta sarei stato alla vista del suddetto figlio di puttana, di entuali donne in attesa del loro cesso (che sta di lato) e alla gente seduta ai tavolini poco più in là.
alla fine, con un estremo sforzo di volontà, stringo il culo, respingo la merda in dentro, esco e mi infilo in quello delle donne.
faccio appena in tempo a calarmi i pantaloni e a chinarmi appena che una poderosa estrusione di merda si fa largo dal mio culo, cadendo in parte nella tazza, in parte sulla ciambella e smerdando un po’ anche l’interno del coperchio.
non era sciolta. era bella compatta e infatti lo stronzo si è rotto, stirandosi un po’, tra quello caduto nella tazza e quello rimasto adagiato sulla ciambella.
sollevato e sudato mi pulisco il culo e poi comincio a sciacquarmelo nel lavandino (quando caco, se poi non me lo lavo mi sento a disagio) fissando nel contempo il cesso ridotto ad una concimaia e pensando a come dare un minimo di pulita prima di andarmene.
non dico che volessi mettermi lì a lucidare, ma almeno prendere il pezzo più grosso sulla ciambella e gettarlo nella tazza.
insomma, cagnaccio iddio marinato nella sborra, mentre sono lì che mi faccio il bidet e penso a come far del bene, mi accorgo tragicamente che nella foga non avevo chiuso a chiave la porta: MADONNACCIA INFAME, SI APRE LA PORTA!!!
mi trovo davanti questa tizia, sui vent’anni, in costume e pareo, mentre sono seduto a pantaloni calati sul lavandino del bagno delle donne, sciacquandomi il culo e con accanto un cesso sgommato e con pezzi di merda qua e là.
la tipa ha avuto un sussulto, sembra quasi che stesse per scusarsi, dopo di che ho visto lo schifo e il disprezzo farsi largo sul suo viso.
nessuno di noi ha detto nulla in quella frazione di secondo che mi è sembrata durare secoli. poi lei ha sbattuto la porta e se n’è andata dicendo roba a qualcuno tipo schifo, merda, bastardo schifoso, ecc.
io ho chiuso a chiave, mi sono asciugato, ho ripulto un po’ il cesso e poi sono rimasto lì per più di mezz’ora per paura di uscire e trovarmela davanti.
la gente bussava e io dicevo “occupato”. alla fine è arrivata ad aprire quello che credo fosse il capo e sono dovuto uscire sotto i suoi occhi e le sue domande, circonfuso di umiliazione e puzzo di merda.
e niente, almeno oggi è successo qualcosa.
che pagina spettacolare
E nulla, porcoddio… ero in un locale in centro a bermi una birra da solo, dopo che i colleghi con cui dovevo uscire mi avevano dato buca.
Non so nemmeno io come, mi ritrovo ad attaccar bottone con due americane abbastanza sbronze.
Si vede lontano un miglio che una delle due è profondamente schifata da me, infatti mi considera a malapena e alla prima occasione (vedi tamarri griffati in zona) si stacca e si allontana.
Io mi ritrovo a parlare con questa biondina che mi parla di lei, è gentile, mi fa domande e scherza e ride con me.
Dopo un po’ la sua amica viene a dirle che se ne va e io mi sento morire dentro perchè penso che la mia la seguirà, ma… SORPRESA! Lei le dice “Rimango qui ancora un po’. Ci vediamo a casa.” e le dà le chiavi. L’altra mi dà uno sguardo digustato e se ne va.
Continuiamo a parlare e bere e io mi sento sciolto come non mai.
Ad un certo punto mi chiede di accompagnarla in bagno, perchè non si chiude la porta. L’accompagno e, quando esce (probabilmente grazie all’alcol) prendo coraggio e la bacio. Lei non mi respinge e ci ritroviamo sui divanetti a limonare duro via via a toccarci a vicenda.
Dopo un po’ (minuti che mi sono sembrati una vita) mi fa “Perchè non continuiamo a casa mia?”. Me ne esco dal locale con lei, impettito come il più figo dei pavoni da monta.
Lei era discretamente ubriaca e durante il tragitto ogni tanto si fermava per appoggiarsi e ogni volta ci riattaccavamo, limonando e ravanandoci a vicenda.
Quando arriviamo a casa sua ho il cazzo di vibranio e le palle gonfie come zampogne. Saliamo le scale, arriviamo alla porta e lei suona.
Apre la sua coinquilina e guarda lei ubriaca che ride. Poi guarda me con la stessa faccia con cui si guarderebbe del vomito sul marciapiede. Poi tira lei dentro e mi chiude la porta in faccia.
Io in silenzio sono tornato nell’ascensore e sono sceso al pianoterra. Arrivato a terra ci ho pensato un secondo, sono risalito sull’ascensore e sono tornato al loro piano.
Al buio e in silenzio mi sono tirato fuori il cazzo e, dopo una veloce sega, ho sburrato sulla loro porta.
Dopodichè me ne sono andato, porcando il Cristo in ogni lingua.
Ma han fatto fuori la pagina di laydo su fb? Che lerci!
A quanto mi dice gente che conosce gli admin, stanno cercando di farsela riattivare.
Ho un amico troppo paxerello a cui piace bere e drogarsi.
Lui vive a Londra, ma quando torna in qua spesso usciamo e una cosa che gli piace fare, quando è su di giri, è avvicinarsi alle vetrine o alle pedane esterne dei ristoranti, mettersi due dita in gola e dare una bella rigozzata sotto gli occhi di quelli che stanno mangiando.
Una volta vomitò direttamente sulla vetrina e proprio attaccato al vetro c’era un tavolo con una coppietta a mangiare. Lei carina, sui 25 anni, dall’aria un po’ snob. Lui, sulla quarantina, sembra il classico burino coi soldi che a 18 anni girava col Mercedes ma non distingueva il congiuntivo dalla cicoria.
La rigozzata di brodaglia a base di birra, superalcolici e kebab imbratta il vetro praticamente all’altezza delle loro facce, per poi sgrondare giù con lunghe colature variegate di pezzettoni.
La tipa inizia ad urlare, poi si mette una mano sulla bocca e si ripiega in due. Il resto della saletta si gira verso la finestra per poi avere reazioni disgustate. Il tipo invece dà di matto, ci fa vedere il pugno e ci urla minacce, mentre gli ridiamo in faccia.
Alla fine sbotta, getta da parte la sedia ed esce con l’aria pericolosa di quello che ha perso la testa, non ragiona più e potrebbe fare qualcosa di quelle che leggi il giorno dopo sul giornale.
Noi cominciamo a scappare via ridendo e perculandolo. All’improvviso quello che ha vomitato rallenta, aspetta che il tipo sia abbastanza vicino e gli sputa addosso i residui di rigurgito che gli erano rimasti in bocca.
Poi ricomincia a scappare anche lui, deridendolo e urlando come una scimmia.
Il tipo ci insegue per due o tre minuti finchè, girato un angolo, non arriviamo in una via piena di gente e ci infiliamo in un bar affollato.
Ricordo ancora con esattezza le sue urla con cui ci minacciava di morte, torture, fuoco e zolfo, con una voce roca che ogni tanto veniva strozzata dalla rabbia.
Poi il mio amico si è drogato e alcolizzato di nuovo, quindi l’abbiamo abbandonato a dei magrebini. Probabilmente avranno abusato di lui.
Ma diomaiale… hanno bloccato un’altra volta la pagina di Facebook?
Scenata fresca fresca di Pellizzaro con i vigili.
Praticamente il nostro ominide preferito, tornando a casa con la sua macchina nuova (un’altra merdosa Classe A tenuta da zingari), trova il posto per disabili occupato da una macchina senza tagliando.
Seguono almeno dieci minuti con lui fermo in doppia fila a clacsonare senza sosta, urlando insulti vaffammoc’ a bucchin’e mammt e altra roba terrona, avvisando quindi l’intero quartiere che lo show stava per avere inizio.
Fatto sta che il proprietario non arriva, così il buon Pellizzaro parcheggia dieci metri più avanti, su un passo carrabile (nonostante nella a piazzettina in fondo alla strada ci siano un bel po’ posti liberi), rientra in casa e chiama i vigili.
I vigili arrivano, si fermano, scendono dall’auto, ma… SVENTURA! Notano prima la macchina di Pellizzaro davanti al passo carrabile.
Pellizzaro, che li attendeva in terrazza per godersi la scena, ricomincia ad urlare, inveendo contro i due vigili che ovviamente non sapevano niente dell’antefatto. Mentre uno finisce di fargli la multa, l’altro si sposta sotto la terrazza di Pellizzaro, probabilmente più per capire che cazzo volesse quello scimmiesco cafone.
Ne nasce quindi un simpatico siparietto tra i due vigili, Pellizzaro (sceso un strada per litigare meglio), suo figlio e un’altra terrona x che nessuno dei presenti ha saputo identificare.
Il tutto incentrato sul fatto che lui è invalido, che l’omm’emmerda gli ha rubato il posto, che i vigili sono dei bastardi perché hanno fatto la multa a lui che non poteva mettere la macchina altrove, che gliela dovevano levare, che lui si sarebbe rivolto agli avvocati, ecc…
Tutto questo è durato abbastanza da far sì che il ladro di parcheggi per invalidi avesse il tempo di tornare alla macchina, partire ed andarsene, mentre Pellizzaro e figlio tentano goffamente di inseguirlo urlandogli dietro, e i due agente fanno finta di essersene accorti troppo tardi.
La terrona x intanto urlava cose incomprensibili, con la mimica dei momenti più drammatici di una sceneggiata napoletana.
Inphame, perchè non chiedi a quelli di Laydo di poter fare una rubrica apposta sui Pellizzaro sul sito? E’ un peccato che questi racconti stiano solo nei commenti, meritano la forma di articolo a pieno titolo!!!
A fare da sfondo a queste vicende è la ridente Torino, quartiere residenziale animato da un parchetto in cui per lo più, di fianco ai bambini intenti a giocare, i pusher scambiavano pezzi e dosi delle più svariate sostanze.
Una sera afosa, dopo che i piccoli rompicoglioni erano stati richiamati all’ordine dagli sborratoi che erano soliti chiamare mamma e il parchetto era finalmente rimasto in mano ai vari albaninja e magrebi soliti stazionare ai tavoli con scacchiera, di cui ignoravano totalmente lo scopo e la funzione, io e il mio coinquilino decidemmo di scacciare la noia bersagliando quel fetente manipolo di scarti della società degni solo di suggere il peggior nettare dello scarico di un intercity notte diretto nella terronissima e sudicia napoli con un uovo.
C’è da premettere che quello non era un semplice uovo, era una vera bomba chimica a base di schifo e cattive intenzioni dimenticato a lungo in frigo da un coinquilino altrettanto schifoso e poi fatto macerare adeguatamente in vista di una simile occasione.
Lanciato l’uovo che andò a rompersi sui rami di un albero del parchetto stesso i pusher furono inondati da una colura di viscido materiale purulento in tutto simile alla sborra di un profugo uso a inculare cammelli e capre infette e saltarono il muretto di recinzione guardandosi intorno alla ricerca dell’autore di quel grande affronto.
In poco tempo iniziarono a vociare affastellando parole in lingue oscure, che ci fecero ripensare ai bei tempi in cui ci si poteva tranquillamente inculare a vicenda nella magnifica Babele, minacciando, probabilmente, gli ignoti colpevoli.
A questo punto, però, la cosa non poteva finire e quindi prendemmo alcune pesche un po’ troppo mature e le lanciammo addosso a quei merdosi che se ne andarono senza mai sapere chi li avesse puniti per le loro bassezze.
Per la verità non c’era alcun fondo d giustizia nelle nostre azioni perché, poco più avanti, lanciammo uno yogurt in formato da 500g addosso a una coppia, ci tengo a precisare che lo yogurt, acquistato da un terzo coinquilino nel frocissimo gusto “naturale”, era scaduto già da diversi giorni e sembrava sul punto di esplodere; inutile dire che i due, raggiunti dalla mefitica carica rimasero imbrattati di quel putrido pastone bestemmiando l’anima di quel porco che glia doratori degli inculabambini chiamano Gesù e io chiamo cane o ladro.
Da ultimo, anche se ci sarebbero altre mille avventure da raccontare, sempre in estate, irrorammo, con una buona doccia di piscio, gruppetto di terroni che era solito stazionare, gridando frasi in terronesco e altre lingue centro-africane, sotto il nostro balcone andando a inficiare sul nostro riposo, propedeutico a un carico di energie sufficiente a passare la giornata in università guardando il culo e tette delle varie cagne che affollavano i banchi e immaginando di usare le peggiori violenze e umiliazioni nei loro confronti come, ad esempio, sborrare nelle loro pietanze e ripulirsi il glande con i loro capelli.
Lo scherzo del piscio, per la verità, lo combinammo anche a un terrone sdentato che abitava sotto casa nostra, il suddetto mangiamerda con i denti marci aveva sposato una rumena, probabilmente raccattata in un bordello di second’ordine di qualche cenciosa città industriale dell’est Europa, da cui non mi sarei fatto tirare un pompino neanche se mi avvese pagato lei; beh questo insulso subumano era solito lamentarsi del baccano che, a suo dire, facevamo all’ora di cena, momento in cui probabilmente era solito telefonare ai suoi parenti allo zoo di catania.
Per lavare quest’onta decidemmo, quindi, di pisciare nel suo tubo della cappa, installato abusivamente in modo da sfogarsi proprio a fianco del nostro balcone; da quel giorno quel pulcioso sacco di merda non si lamentò più.